La passeggiata come pratica letteraria: un racconto autobiografico ambientato in Valtellina

Quel giorno i colori, che diventavano più vividi nel muoversi al di sotto della luce radente, ci facevano comprendere che l’autunno era arrivato al suo culmine lungo le rive del Vallone, il torrente di Traona che discende in verticale dai ripidissimi versanti estremi della costiera dei Cech e che nei secoli ha rappresentato per questo paese una risorsa e una minaccia.

Cominciai a percorrere quei sentieri, che formano un anello di circa cinque chilometri in bassa Valtellina, a dieci anni, insieme a mio padre il quale li attraversava fin da bambino e, in quegli anni difficili della mia infanzia, per fare evaporare, camminando, l’ansia. Ripercorrevamo quel cammino per concederci una tregua e, al contempo, alimentarci nel raccogliere funghi che finivano con l’occupare, distesi a seccare su fogli di giornale, il tavolo della terrazza dei nonni.

Questo è solo il primo di una serie di racconti scritti da Stefano Valenti per “L’Ordine” sulla passeggiata come pratica letteraria. Il prossimo sarà ambientato in una diversa località, ma continuerà a raccontare le emozioni e le riflessioni che si possono vivere durante una passeggiata. La passeggiata diventa così un modo per rilassarsi, liberare la mente e trovare ispirazione per la scrittura.

La Valtellina è un luogo ideale per questo tipo di esperienza, con i suoi paesaggi mozzafiato e i sentieri che si snodano tra montagne e fiumi. La natura rigogliosa e selvaggia crea un’atmosfera magica, che stimola la creatività e invita alla contemplazione.

La passeggiata come pratica letteraria è un modo per connettersi con se stessi e con il mondo circostante, per osservare e riflettere su ciò che ci circonda. È un momento di pausa dalla frenesia della vita quotidiana, in cui si può godere della bellezza della natura e lasciarsi ispirare dalle sue meraviglie.

La passeggiata diventa così un atto di resistenza contro la velocità e l’efficienza che caratterizzano la nostra società moderna. È un ritorno alla lentezza, alla contemplazione e alla ricerca di senso. È un modo per recuperare il contatto con la natura e con noi stessi, per ritrovare equilibrio e serenità.

Nel prossimo racconto, ci immergeremo in un’altra località e scopriremo nuovi sentieri da percorrere e nuovi paesaggi da ammirare. Continueremo a esplorare le emozioni e le riflessioni che la passeggiata può suscitare, in un viaggio interiore che ci porterà a scoprire nuovi lati di noi stessi e del mondo che ci circonda.

La passeggiata come pratica letteraria è un invito a rallentare, a dedicare del tempo a noi stessi e alla nostra creatività. È un modo per ritrovare la gioia di osservare, di ascoltare, di sentire. È un’esperienza che arricchisce la nostra vita e ci apre a nuove prospettive.

Non importa dove siamo, la passeggiata può diventare un momento di connessione con la natura e con noi stessi. È un’occasione per lasciare che la mente si liberi, che le idee affiorino e che la scrittura prenda forma. È un modo per esplorare il mondo e per esplorare noi stessi, per scoprire chi siamo e cosa vogliamo.

La passeggiata come pratica letteraria è un invito a uscire dalla routine, a lasciarsi sorprendere dalla bellezza che ci circonda e a trovare ispirazione nelle piccole cose. È un modo per ritrovare la magia della vita e per vivere appieno il presente.

Quindi, mettete le scarpe da trekking, prendete il vostro quaderno e la vostra penna e lasciatevi trasportare dalla passeggiata come pratica letteraria. Scoprirete un nuovo modo di vivere e di scrivere, che vi porterà a nuove scoperte e a nuove avventure. Buona passeggiata!

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