Sergio Domenichini è stato processato davanti alla Corte d’Assise di Varese per omicidio pluragravato. Le telecamere hanno immortalato il momento in cui si avvicina alla zona abitata della pensionata Carmela Fabozzi insieme all’amico Antonio Crisafulli. Successivamente, Domenichini si allontana da solo per un’ora in auto, per poi fare ritorno a Malnate e, insieme a Domenichini, raggiungere un compro oro a Varese.

Durante questo periodo, il cellulare di Domenichini è rimasto inattivo, senza visualizzazione di messaggi o risposta alle chiamate vocali. Durante l’udienza, sono stati presentati dati e riscontri che utilizzano la tecnologia per arricchire la posizione dell’accusato. In aula, è stata ricostruita la mattina del crimine con l’imputato che utilizza l’auto noleggiata a Malnate, dotata di un GPS che registra le soste e i luoghi visitati. Grazie al posizionamento satellitare del veicolo e alle immagini dei varchi stradali, è stata ricostruita la traiettoria dell’auto prima dell’appartamento della vittima e successivamente al compro oro di Varese.

Durante l’udienza, è emerso che Domenichini ha inviato un messaggio vocale alla compagna su WhatsApp alle 10:48, dicendo di avere “la roba in tasca” e di preparare le valigie. Secondo l’accusa, questa “roba” erano le collane rubate alla pensionata, che Domenichini è riuscito a vendere al compro oro per mille euro in contanti.

Le prime indagini dei carabinieri di Varese erano già sulle tracce di Domenichini, grazie a dispositivi piazzati sull’auto noleggiata e alle informazioni raccolte da conoscenti sull’andamento delle indagini sull’omicidio. È stato inoltre recuperato un mozzicone di sigaretta con il DNA dell’imputato, che è stato confrontato con quello trovato sotto le unghie della vittima.

Durante l’udienza, sono stati ascoltati anche dipendenti dell’officina di Malnate che aveva noleggiato l’auto a Domenichini, senza ricevere il pagamento di 700 euro. Inoltre, è stato interrogato il proprietario del compro oro di Varese che ha anticipato i soldi a Domenichini prima della sua partenza per le vacanze.

Durante l’interrogatorio, è stato chiesto al proprietario del compro oro cosa fosse successo alle catene d’oro che avevano ritirato. La risposta è stata che sono state fuse e non c’era traccia di ciò che mancava tra gli ori della vittima, compresa la pesante catena d’oro che la signora Fabozzi non si toglieva mai, che custodiva le foto del marito e del figlio defunto. Questa catena è stata tolta dall’assassino, probabilmente mentre l’anziana era ancora agonizzante.

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