Considerazioni severe nelle motivazioni dell’inchiesta “Cavalli di Razza”

Le motivazioni dell’inchiesta “Cavalli di Razza” hanno portato alla luce una situazione allarmante nel territorio della Bassa Comasca. Secondo quanto emerso dalle risultanze probatorie, si è scoperto che ci sono imprenditori disposti a scendere a patti con la criminalità organizzata pur di ricavarne vantaggi personali. Tuttavia, queste persone si sono poi trovate vittime dell’implacabile morsa delle violenze, delle minacce e delle intimidazioni.

Le parole delle motivazioni scritte dal Collegio di Como sono pesanti e prendono di mira gli imprenditori che si sono asserviti alle ragioni del lucro, fino al punto di diventare complici o “collusi” con la mafia. Le motivazioni, che occupano oltre 300 pagine, sono state redatte dalla giudice Veronica Dal Pozzo e spiegano le condanne pronunciate nel processo alla ‘ndrangheta comasca denominato “Cavalli di Razza”.

Il processo si è diviso in due parti, con una sezione di indagati che ha scelto il giudizio abbreviato a Milano, che ha portato a 34 condanne per oltre 200 anni di reclusione. Gli altri undici imputati sono stati processati nel palazzo di giustizia cittadino, senza sconti di pena, e otto di loro sono stati condannati, mentre gli altri tre sono stati assolti.

Le motivazioni riguardano proprio quest’ultimo processo, che ha coinvolto la ‘ndrangheta comasca, accusata di avere infiltrato l’imprenditoria comasca e brianzola. La sentenza ha riconosciuto la presenza dell’associazione mafiosa nel territorio della provincia di Como, confermando le infiltrazioni preoccupanti nel tessuto economico locale.

Secondo il pm della Dda Pasquale Addesso, ci sarebbe una domanda di evasione endemica in questi territori, che porta gli imprenditori a non rivolgersi allo Stato per paura dei problemi che potrebbero derivarne. Tuttavia, questa visione è poco lungimirante, perché la ‘ndrangheta non può essere gestita come un costo aziendale. Le motivazioni confermano questa posizione, parlando di una trama di relazioni tra estorsori ed estorti, in cui la ‘ndrangheta riesce a penetrare nel tessuto economico locale avvicinando imprenditori e professionisti con modalità estorsive o truffaldine, sfruttando l’omertà generata in loro per coinvolgerli negli affari.

Il mondo imprenditoriale, politico e professionale locale si è reso disponibile ad entrare in rapporti di reciproca connivenza con la mafia, cercando anche di fare affari con essa. Tuttavia, spesso si sono bruciati, cadendo nella morsa delle violenze e delle minacce. Le condanne pronunciate a Como, che hanno riguardato 8 imputati su 11, sono state molto pesanti, arrivando fino a 16 anni e 10 mesi di reclusione.

In conclusione, le motivazioni dell’inchiesta “Cavalli di Razza” hanno evidenziato una situazione allarmante di connivenza tra imprenditori e la ‘ndrangheta, che ha infiltrato il tessuto economico locale. È fondamentale contrastare questa infiltrazione e proteggere il territorio dalla criminalità organizzata.

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