Oumar Dia: la tragica storia di un ragazzo bergamasco di origine senegalese

La storia di Oumar Dia, un ragazzo bergamasco di origine senegalese, ha commosso l’intera comunità locale. Conosciuto come un giovane gentile e tranquillo, Oumar è morto in circostanze ancora poco chiare il 26 ottobre, nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Rozzano.

Ma per comprendere appieno la storia di Oumar, bisogna risalire all’agosto del 2020. Durante una gita a Milano con gli amici, Oumar compie un furto: strappa dalle mani di un uomo un telefonino Samsung A7. Secondo gli amici, in quel periodo Oumar e la sua famiglia avevano bisogno di soldi, ma ciò non giustifica il suo gesto. Tutti concordano sul fatto che abbia commesso un errore.

Immediatamente dopo il furto, Oumar viene inseguito dal proprietario del telefonino e da un testimone che si trovava in moto. Viene bloccato e arrestato dalla polizia. Oumar trascorre due mesi in carcere, seguiti da sei mesi ai domiciliari e infine altri due mesi in comunità. Chi lo conosceva bene ammette che quel periodo in cella lo aveva profondamente cambiato, in meglio.

Oumar si impegna a lavorare per ripagare il proprietario del telefonino che aveva rubato, considerando questo come un importante gesto simbolico. Voleva chiudere con il passato e costruirsi una nuova strada, una vita piena di possibilità.

Il giovane trova lavoro in un’azienda che realizza impianti fotovoltaici e viene pagato bene, guadagnando più di millecinquecento euro al mese. Gli piaceva il suo lavoro e il suo capo lo apprezzava molto. Il suo sogno era però quello di trasferirsi a Londra, dove viveva un suo amico di nome Lorenzo. Oumar inizia quindi a studiare l’inglese, tra una partita a Monopoli e una partita a scacchi.

La vita del ventenne era cambiata, fatta di tanto lavoro e qualche scherzo con i suoi amici di sempre. Uno di loro racconta che scherzava spesso con Oumar riguardo al suo periodo in carcere, ma lui non si arrabbiava. Rideva di queste battute, consapevole di aver commesso un errore e di averne pagato le conseguenze. Era sempre calmo e non cercava problemi. Era talmente ben integrato che gli amici lo definivano scherzosamente “nero-bianco”, perché non rappresentava gli stereotipi associati alle persone di colore.

Tuttavia, tutto cambia il 7 luglio di quest’anno. Quel giorno, i carabinieri suonano alla porta di casa della famiglia Dia, dando inizio a un incubo che li avrebbe segnati per sempre.

La morte di Oumar Dia ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua comunità e nella sua famiglia. I suoi amici hanno organizzato una marcia pacifica il 1 novembre a Milano, per chiedere la verità sulla sua morte. Ancora oggi, le circostanze che hanno portato alla sua tragica fine non sono state completamente chiarite.

Oumar sarà ricordato come un giovane pieno di potenziale, che aveva cercato di riscattarsi dai suoi errori passati e di costruirsi una vita migliore. La sua morte rappresenta una dolorosa perdita per tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato.

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