Molti pensionati si recano ogni giorno agli sportelli dello Spi Cgil di Monza e Brianza nel tentativo di aumentare, anche solo di poco, l’importo mensile della propria pensione. Ad accoglierli ci sono volontari come Angelo Cambiaghi, che aiuta i pensionati iscritti al sindacato a destreggiarsi tra le insidie della burocrazia e a ottenere, quando possibile, qualche euro in più.

Capita anche che la battaglia per ottenere il rispetto dei propri diritti sia diretta con l’Inps. E’ successo lo scorso estate quando diversi pensionati si sono presentati agli uffici di via Premuda, a Monza, allarmati dopo aver ricevuto lettere di addebito per diverse migliaia di euro.

“Si trattava di controlli relativi alla dichiarazione dei redditi del 2020”, racconta Cambiaghi. “Questi anziani si sono presentati da noi con avvisi di pagamento che richiedevano la restituzione di cifre importanti, tra 10.000 e 20.000 euro, che gli intestatari del pagamento avrebbero dovuto restituire all’Istituto. Abbiamo visto decine di richieste di questo tipo in quel periodo. I pensionati arrivavano disperati dopo aver scoperto di essere debitori nei confronti dell’Inps di cifre così esorbitanti. Si trattava di somme ingenti che l’Inps richiedeva per presunte irregolarità nella dichiarazione dei redditi”.

Questa situazione ha gettato nel panico molti pensionati: “Nella maggior parte dei casi che ci sono stati sottoposti abbiamo verificato e dimostrato che l’errore non era del contribuente ma dell’Inps, e quindi i pensionati in quei casi non avrebbero dovuto pagare nulla. Abbiamo dovuto dimostrarlo e inviare la documentazione per la verifica al fine di bloccare il meccanismo”.

Non tutti i pensionati coinvolti nel calcolo errato dei redditi del 2020 hanno però avuto la prontezza di rivolgersi immediatamente al sindacato per chiedere consulenza. C’è chi, per evitare di incorrere da subito in interessi e sanzioni, ha preferito dilazionare il debito e iniziare a pagare la prima rata. “E’ il caso di un pensionato di Biassono”, aggiunge Angelo Cambiaghi. “Fortunatamente, il suo caso è stato risolto nel migliore dei modi proprio la scorsa settimana”.

Secondo l’Inps, il pensionato di Biassono avrebbe dovuto restituire 18.000 euro sempre per irregolarità nella dichiarazione dei redditi del 2020. Di questa somma, circa un decimo, 1.700 euro, dovevano essere anticipati immediatamente, cosa che il pensionato ha fatto, mentre il resto del debito sarebbe stato pagato tramite prelievi direttamente sulla pensione in cinque rate, fino all’estinzione del debito stesso.

“Lo Spi Cgil è riuscito a risalire alle dichiarazioni dei redditi del 2020 del pensionato e a certificare che non doveva nulla”, precisano dagli uffici del sindacato. “L’Inps ha poi riconosciuto l’errore e ora il pensionato di Biassono aspetta che gli vengano restituiti i 1.700 euro anticipati ad agosto”.

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