Il WWF Lecco ha preso immediatamente provvedimenti per salvare i gamberi di fiume che sono sopravvissuti nella parte a monte del corso d’acqua, fornendo il materiale necessario per installare le barriere.

Il sindaco di Colle Brianza, Tiziana Galbusera, ha autorizzato con un’apposita ordinanza gli interventi per contenere la diffusione della peste del gambero, causata dal patogeno Aphanomyces astaci, nel torrente Bevera di Brianza.

Il WWF Lecco è entrato subito in azione per salvare i gamberi di fiume che sono sopravvissuti nella parte a monte del corso d’acqua, fornendo il materiale necessario per installare le barriere.

Così, già nella notte dello stesso 7 novembre, il personale specializzato e autorizzato dal Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali e dal Comune di Colle Brianza, coordinato dal referente designato per il progetto, il dottor Raoul Manenti, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano e consigliere dell’associazione WWF Lecco, ha potuto procedere con la prima installazione.

La speciale barriera è stata posizionata a valle di un tratto di torrente, situato in una zona piuttosto difficile da raggiungere della Valle della Tajada, che ospita gamberi apparentemente sani. Si tratta di una modesta barriera, realizzata in legno e posta accanto a una cascata naturale formata da massi che circondano una piccola pozza già esistente. È composta da una parte verticale che abbraccia l’intero letto del torrente e da una parte orizzontale sporgente, sulla quale l’acqua scorre al livello naturale della cascata. La combinazione della parete verticale, della sporgenza orizzontale e della corrente dovrebbe impedire ai gamberi a valle, potenzialmente infetti, di risalire e diffondere il patogeno a monte. La “barriera” è costantemente monitorata e i primi risultati delle rilevazioni, che probabilmente includeranno anche la marcatura non invasiva dei gamberi a valle dell’installazione, saranno tempestivamente comunicati al Comune di Colle Brianza.

Il progetto completo prevede l’installazione di due coppie di barriere, realizzate sfruttando cascate naturali già esistenti: la prima coppia nella zona della Valle della Tajada e la seconda coppia nella zona della Val Chignolo. Nei prossimi giorni, quindi, sarà completata l’installazione nella Valle della Tajada con l’aggiunta della seconda barriera e successivamente verrà realizzata la seconda coppia nella Val Chignolo.

Inoltre, verrà testata l’efficacia di un materiale atossico liscio ed ecocompatibile fornito volontariamente da un’azienda di Olginate per migliorare la funzionalità delle barriere sulle cascate su cui poggiano o poggeranno le installazioni.

I costi delle operazioni sono interamente sostenuti dal WWF Lecco, grazie a una campagna di crowdfunding che finora ha raccolto 935,00 € donati sia da cittadini privati sia da associazioni del territorio, tra cui il Comitato per la difesa delle Bevere e del fiume Lambro, il WWF Insubria e l’associazione Monte di Brianza.

“Desideriamo ringraziare tutti i donatori”, ha dichiarato la presidente del WWF Lecco, Giovanna Corti, “è grazie a loro che abbiamo potuto fornire i materiali per la realizzazione delle barriere. La risposta così rapida e generosa dei cittadini ci spinge a fare sempre di più per proteggere la flora e la fauna del nostro territorio. A tal proposito, abbiamo organizzato, in collaborazione con il Parco Monte Barro, il Comitato Bevere e l’Associazione Monte di Brianza, una serata divulgativa sul gambero di fiume per il prossimo 16 novembre, alle ore 21 presso Villa Bertarelli a Galbiate. Sarà un’ottima occasione per conoscere i primi risultati delle azioni intraprese e per discutere su come migliorare l’efficacia delle risposte in situazioni di emergenza a livello faunistico”.

Gli interventi proposti, svolti in collaborazione con enti locali e regionali, associazioni ambientaliste e enti scientifici, se da un lato hanno un carattere sperimentale, dall’altro rappresentano un passo fondamentale per la realizzazione di un protocollo d’azione in caso di emergenze legate alla diffusione della peste del gambero. Se l’esperienza a livello locale avrà esiti positivi, potrebbe costituire un prezioso precedente per casi simili in tutto il territorio nazionale, al fine di accelerare la capacità di intervento a favore di una specie italiana così a rischio come il gambero di fiume.

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