“Uma, il cane ucciso nel parco del Roccolo: una tragedia evitabile”
Uma, un dolce rottweiler di 14 mesi, è stato brutalmente ucciso da un cacciatore nel parco del Roccolo, un’area soggetta ad attività venatoria. La proprietaria del cane, Sarah Giansoldati, ha deciso di denunciare questa situazione di pericolo che coinvolge l’intera comunità. Sebbene sia devastata dalla perdita del suo animale, la sua battaglia non è motivata solo dal dolore personale.
Sarah spiega che il cane si trovava in un campo agricolo di proprietà privata, dove spesso lo portava a giocare insieme a suo figlio di 13 anni e suo marito. Lasciavano Uma libero solo se sapevano di poterlo controllare e solo al centro di quell’area recintata. Il cacciatore, vestito in mimetica, è entrato in una di queste recinzioni, ha puntato il fucile attraverso una griglia e ha sparato direttamente in bocca a Uma, decapitandolo. Il cane si trovava a meno di un metro di distanza da lui. Nessuno ha urlato prima dello sparo, quindi non si può parlare di un attacco da parte del cane. Sarah racconta che suo figlio era terrorizzato e che c’erano almeno otto persone presenti nel campo, quindi il pericolo che hanno corso è evidente. Ancora oggi si può vedere il sangue a terra.
Dopo aver ucciso il cane, il cacciatore ha cercato di scappare, ma è stato fermato e trattenuto da alcune persone presenti. Ha cercato di giustificarsi dicendo che aveva scambiato Uma per un animale da cacciare, cambiando poi versione più volte, affermando che il cane gli aveva mostrato i denti e che avrebbe voluto sparare in alto, ma la traiettoria era precisa. Sul posto è intervenuto il veterinario dell’ATS e il cacciatore ha chiamato le guardie venatorie. Nonostante possieda un regolare porto d’armi, questo individuo rappresenta un pericolo.
I proprietari di Uma hanno lanciato una petizione per chiedere una revisione dei confini venatori e per far sentire le voci di coloro che hanno subito minacce da parte di questa persona. Questa tragedia poteva essere evitata. Il sindaco ha espresso solidarietà alla famiglia e si recherà sul posto per ascoltare le loro richieste. Sarah sottolinea che la sua battaglia non è contro la categoria dei cacciatori, ma per la sicurezza di chi frequenta il parco.
È importante riflettere sui luoghi e sui momenti in cui la pratica della caccia è consentita nei parchi sovra comunali. Dobbiamo garantire la sicurezza di tutti coloro che desiderano godere della natura senza correre rischi. La storia di Uma è un monito per tutti noi, affinché si adottino misure adeguate per evitare che tragedie simili si ripetano. La vita di un animale non può essere spezzata in questo modo. Dobbiamo fare in modo che i parchi siano luoghi sicuri per tutti, senza eccezioni.