La città di Pavia si è mobilitata per Giulia Cecchettin, una giovane di 22 anni uccisa dal suo ex fidanzato. Più di mille persone si sono radunate in piazza della Vittoria e poi hanno marciato fino alla statua della Lavandaia per ricordare Giulia, che è morta dissanguata dopo una lunga agonia, colpita a calci e coltellate da Filippo Turetta, suo coetaneo.
L’omicidio è stato commesso con una disumanità e una ferocia senza precedenti, come afferma il Gip di Venezia. La stessa disumanità che hanno subito le 105 donne uccise dall’inizio del 2023. I loro nomi sono stati scanditi una volta alla volta dalle organizzatrici della manifestazione. Un silenzio assordante avvolge il cuore della città. Il silenzio del rispetto per coloro che sono stati uccisi dal marito, dal fidanzato, dai parenti, dagli amici. “La violenza sulle donne nasce e cresce in tutti i luoghi che frequentiamo e soprattutto nelle nostre case”, afferma l’associazione “Non una di meno”, che ha voluto coinvolgere Pavia.
In piazza ci sono molti ragazzi e ragazze. Ci sono anziani. Ci sono famiglie. Ci sono bambini. Tutti insieme per dire “basta” ai femminicidi, per dire “basta” a stupri, molestie, comportamenti sessisti, per fermare la cultura del patriarcato, l’atteggiamento di possesso e lo sguardo di alcuni uomini che vogliono avere potere di vita e di morte su di noi. “Giulia Cecchettin sono io. Giulia Cecchettin siamo tutte noi”. Gli applausi si ripetono, si alzano cartelli con scritte come “Il patriarcato uccide”, “Un minuto di rumore” e si recitano slogan come “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”.
Questa manifestazione è contro la brutalità e la spietatezza, contro l’assenza di rispetto verso le donne in quanto donne, contro i numerosi femminicidi e gli abusi. Non è solo per questa giovane studentessa dell’Università di Padova, che avrebbe dovuto laurearsi in ingegneria biomedica il 16 novembre, ma per tutte le donne vittime di violenza che è stata organizzata questa iniziativa.
“Se domani sono io, mamma, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”: la poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Caceres diventa il manifesto di “Non una di meno”, un inno di denuncia contro la violenza e i femminicidi. Rabbia e applausi. Poi il corteo si snoda lungo Strada Nuova, accompagnato dagli applausi di chi si affaccia alle finestre, attraversa il ponte Coperto e arriva a Borgo, alla statua della Lavandaia. Presenti anche rappresentanti del Partito Democratico e Sinistra Italiana, così come numerosi esponenti politici locali.