Rumore per Giulia Cecchettin e per tutte le altre donne che sono state uccise da uomini che le consideravano oggetti, un diritto di proprietà, che non accettavano il loro essere diverse dai loro desideri, che non accettavano di essere lasciati o contraddetti. È allarmante sapere che sono state uccise oltre cento donne dall’inizio dell’anno, e più dell’80% di loro è stato ucciso da persone che amavano o avevano amato, persone che facevano parte della loro famiglia o da cui cercavano di allontanarsi. Questo dato è stato portato alla luce durante la manifestazione a Pavia contro la violenza sulle donne, dove oltre mille donne e uomini hanno espresso la loro rabbia e hanno chiesto un cambiamento nella gestione dei casi di violenza contro le donne. È importante che questa protesta non passi inosservata, perché le voci di queste donne uccise devono essere ascoltate e giustizia deve essere fatta. Non possiamo più tollerare questa cultura che permette agli uomini di trattare le donne come oggetti e di prendere decisioni sulla loro vita. È ora di porre fine a questa violenza e garantire che ogni donna possa vivere una vita libera e sicura, senza il timore di diventare la prossima vittima. Dobbiamo educare le nuove generazioni sull’importanza del rispetto reciproco e dell’uguaglianza di genere. Solo così potremo sradicare questa mentalità violenta e creare una società più giusta per tutti. Non possiamo restare in silenzio di fronte a queste tragedie. Dobbiamo fare rumore, fare sentire la nostra voce e agire insieme per porre fine a questa violenza inaccettabile.

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