Il problema dei trasporti per le persone disabili a Milano: una situazione che favorisce le ditte di trasporto privato
Ciao Mattia, mi chiamo Luciana e vorrei condividere con te un disservizio che riguarda mia mamma, la quale utilizza una carrozzina e non può viaggiare seduta sul sedile dell’auto. Recentemente, a Milano, dove viviamo, è stato nuovamente erogato il bonus taxi per persone anziane oltre i settant’anni, per le donne e per le persone disabili. Tale contributo vale anche per il noleggio con conducente, in altre parole, per i servizi di trasporto privato. Il problema risiede nel fatto che a Milano sono pochi i taxi in grado di accogliere una persona in carrozzina, rendendo difficile prenotarne uno. Pertanto, la situazione attuale, con la scarsità di taxi accessibili, costringe le persone in carrozzina a rivolgersi necessariamente ai servizi di trasporto privato, il cui costo è notevolmente più elevato rispetto a quello di un taxi. Nutro il sospetto che questa situazione sia stata creata appositamente per favorire l’arricchimento di queste ditte di trasporto. Se davvero si volesse offrire una scelta libera, sarebbe necessario aumentare in modo significativo il numero di taxi accessibili. Altrimenti, il bonus risulta di scarsa utilità a fronte di un costo così elevato del servizio di trasporto. Sono convinta che tu possa essere a conoscenza di questa problematica e che avrai alcune riflessioni a riguardo.
Anche in passato, nel Comune di Milano, la situazione non era molto diversa da quella odierna: c’era la possibilità di ricevere un rimborso sulla benzina, oppure veniva erogato un bonus che poteva essere utilizzato per pagare un taxi o una ditta di trasporto privata. Sono passati gli anni, ma i problemi sono rimasti gli stessi, ossia solo in teoria il bonus trasporti può essere utilizzato per il taxi a Milano, perché nella realtà i taxi accessibili non sono molti ed è così da quando ero bambino. E’ quindi lecito il sospetto di Luciana che le ditte di trasporto privato vogliano lucrare sul bonus. Quando mi sono iscritto al liceo, prima di scoprire che esisteva un servizio dell’Atm gratuito per il diritto allo studio dei disabili, ho contattato una ditta di trasporto privato.
Garantiva un orario di prelievo da casa più “umano” e non le 6 del mattino, come offerto dal servizio Atm, ma alla modica cifra di 800 euro al mese. Cifra che nessun bonus erogato dal Comune poteva coprire completamente, in quel momento ho capito perché a Milano ci fossero così tante ditte di trasporto privato per disabili. Se invece il Comune incentivasse l’adeguamento di taxi accessibili, i costi iniziali di adeguamento del veicolo verrebbero sicuramente compensati dalla richiesta del servizio: i clienti non mancherebbero, visto il proliferare di ditte di trasporto private che si rivolgono a questo target di utenti. L’alternativa per una persona disabile è disporre di un’auto privata, ma le cifre per attrezzarla con rampa o sollevatori, agganci, comandi speciali, ecc. sono molto elevate e non sostenibili, a meno che non si abbia un conto in banca con molti zeri.
Senza contare l’impatto ambientale. Le scelte nell’ambito dei trasporti andrebbero fatte nell’ottica dell’inclusione, non nell’ottica di riempire il portafoglio delle varie ditte private. Forse andrebbe aperta una riflessione più approfondita su come risolvere realmente questo problema e promuovere scelte più inclusive. I mezzi pubblici, per quanto siano migliorati, non sono agevoli per tutti, perché non sempre dispongono di ausili per renderli accessibili alle persone in carrozzina. Mi sembra di poter dire che intorno alla gestione dei trasporti delle persone disabili aleggi molta più nebbia di quella che abbiamo visto negli ultimi anni in città, perché non c’è molta chiarezza.
Se l’obiettivo è agevolare la mobilità delle persone disabili, in un’ottica di miglioramento della qualità della loro vita, non bisognerebbe costringerle a spendere cifre che, in confronto, il tartufo bianco di Alba sembra economico. Purtroppo, anche intorno alla disabilità, vige la legge del business – che si ripete allo stesso modo con la fornitura di ausili – senza tenere conto che certe esigenze non sono capricci, ma sono dettate dalle nostre patologie. Noi disabili abbiamo diritto di scegliere come spendere i nostri soldi che, anche se in parte erogati dallo Stato o dal Comune, come nel caso del bonus trasporti, ci dispiace veder sperperati senza che garantiscano veramente il diritto per cui erano stati destinati.
Mattia Abbate, l’autore di questa rubrica, è affetto da distrofia muscolare di Duchenne. “Questo spazio – dice – è nato per aiutare chi convive con difficoltà di vario genere ad affrontarle e offre alle persone sane un punto di vista diverso sulla realtà che le circonda”. Segnalate un problema o raccontate una storia positiva di disabilità all’indirizzo e-mail postacelere.mi@repubblica.it o scrivete a Mattia su Instagram www.instagram.com/abbate_mattia/