L’uomo accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi per la morte del motociclista Walter Monguzzi, rischia una condanna a 24 anni. Tuttavia, il suo avvocato ha chiesto la non punibilità per legittima difesa o eccesso colposo di legittima difesa.
I fatti risalgono al 30 ottobre 2022, quando Monguzzi morì a seguito di una lite al semaforo con l’uomo ora accusato di omicidio. Secondo il difensore, l’uomo a bordo della sua panda, in stato di alterazione psicofisica, avrebbe speronato la moto di Monguzzi. L’avvocato si è concentrato sulle dichiarazioni dei testimoni e sulle valutazioni del medico legale, secondo il quale “se non fosse sopraggiunta l’auto le conseguenze non sarebbero state queste”. Infatti, Monguzzi, caduto a terra, venne investito da una Bmw che viaggiava al di sopra dei limiti di velocità.
L’avvocato difensore ha dichiarato che il guidatore della Bmw ha una responsabilità colposa nella morte di Monguzzi. Secondo il difensore, il pm e la parte civile non hanno preso in considerazione alcune parti della vicenda, ricostruita in modo non corretto.
Si aggiunge poi il comportamento di Monguzzi stesso. Secondo il difensore, è stato lui a voler proseguire la lite, accelerando per poi rallentare una volta raggiunta la Panda. Pertanto, quello che è stato considerato uno speronamento sarebbe stato invece un insieme di “manovre graduali per spingerlo verso un tratto di strada libera, con l’unico intento di fargli fare ciò che lui non voleva fare: andare via”. Monguzzi stesso avrebbe reso precaria la propria situazione dando calci alla portiera della Panda.
L’avvocato ha chiesto di immedesimarsi in quanto vissuto dentro la Panda dall’imputato. L’accusato avrebbe quindi reagito non tanto per la lite, quanto per il timore di subire un’aggressione. In questo modo, decadrebbe l’ipotesi dei futili motivi. Inoltre, anche se ci fosse dolo, l’unico eventuale reato sarebbe quello di lesioni, non legato all’evento morte. Il 18 dicembre si terranno le eventuali repliche e la sentenza.