Il Tribunale di Varese ha assolto tre imputati dalle accuse di estorsione e usura, dopo oltre dieci anni dai fatti. La vicenda era iniziata con un prestito concesso da un imprenditore svizzero a un uomo con problemi economici. Nonostante gli accordi presi, l’uomo non era riuscito a restituire il denaro e aveva firmato 29 cambiali da 1.000 euro ciascuna, per un totale di 29mila euro, che rappresentavano il suo debito. L’imprenditore, di fronte alla situazione, aveva deciso di affidare la questione a tre suoi collaboratori, che sono stati poi rinviati a giudizio per le modalità con cui avrebbero cercato di ottenere i soldi dal debitore, in modo al di là dei limiti della legalità. Gli avvocati difensori hanno sostenuto che le accuse fossero inconsistenti e che gli imputati non avessero imposto interessi usurari. Secondo loro, due di loro erano totalmente all’oscuro del presunto “piano” per recuperare i soldi attraverso intimidazioni e minacce. Anche il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione per due imputati e la condanna del presunto mandante a 5 anni e 6 mesi di reclusione. Secondo le indagini, infatti, è stato con quest’ultimo che la vittima si sarebbe incontrata più volte per cercare di saldare parzialmente il debito, prima di rivolgersi alla guardia di finanza. Durante la discussione, l’avvocato Mainetti ha sottolineato che l’uomo era un “debitore cronico” e per questo motivo non si era rivolto a una banca per ottenere un prestito, ma aveva cercato i soldi tramite l’imprenditore svizzero, che è rimasto estraneo alla vicenda giudiziaria e poi è caduto in disgrazia.

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