Le critiche alle piste ciclabili: bisogna affrontare la complessità del problema

Le piste ciclabili sono diventate il nuovo bersaglio delle critiche, dopo le “strade killer” e le “automobili assassine”. Questa volta però non si tratta di semplici cronisti poco informati, ma di politici con responsabilità istituzionali a Milano e Roma. L’opposizione al Consiglio Comunale di Milano, rappresentata da Alessandro De Chirico, ha parlato di “piste ciclabili della morte”, mentre l’ex vicesindaco Riccardo De Corato ha definito le ciclabili “mortali” a causa dell’assenza di cordoli.

Questi commenti sono stati suscitati dall’indagine della Procura di Milano nei confronti di Marco Granelli, ex assessore alla mobilità, e di due dirigenti comunali responsabili di un tratto di pista ciclabile dove lo scorso 20 aprile è morta Cristina Scozia, travolta da un conducente che non l’aveva vista. È importante sottolineare che la tragica collisione non è avvenuta sulla pista ciclabile in questione, progettata secondo le norme tecniche contenute nel DL76/2020, che prevede anche una linea di arresto avanzata per favorire la visibilità dei ciclisti da parte dei conducenti di veicoli a motore. Pertanto, a meno che la Procura non stabilisca il contrario, la pista ciclabile è stata realizzata secondo le norme e nell’interesse dei cittadini.

Cosa possiamo aggiungere a un dibattito così difficile? Secondo Federico Del Prete, responsabile mobilità e spazio pubblico di Legambiente Lombardia, è importante che le indagini non trascurino nulla per tutelare tutti, ma sembra che si stia cercando di scaricare la responsabilità su qualcosa di inanimato, invece di affrontare e cercare di risolvere la complessità della situazione. Del Prete sottolinea che il vero problema è l’assenza di una legislazione aggiornata che possa tutelare tutti gli utenti della strada in modo equo.

Recentemente, nove associazioni di trasportatori hanno ottenuto dal TAR la revoca di una delibera consiliare che prescriveva dispositivi per ridurre gli angoli ciechi dei mezzi pesanti, ritenuti incompatibili con la circolazione in ambiente urbano. Questo ha evidenziato la mancanza di una legislazione aggiornata e adeguata per garantire la sicurezza stradale. Il Codice della Strada, infatti, non è adatto ad affrontare la transizione ecologica e la sicurezza stradale. Inoltre, Del Prete sottolinea che ci sono problemi di sporadicità dei controlli e regole spesso contraddittorie che non tutelano tutti gli utenti della strada allo stesso modo.

È necessaria una seria riforma nazionale che affronti questi problemi, come la riduzione della velocità in ambiente urbano e la messa in sicurezza dei mezzi pesanti, richieste dalla società civile. Milano si prepara ad affrontare numerosi cantieri nel 2024, ma è importante che la città metta in sicurezza le strade, considerando l’aumento del traffico e dei mezzi pesanti che conviveranno con gli altri utenti della strada. Si auspica che il governo riconosca l’importanza di una riforma nazionale e riduca il rischio di ripetere le tragiche perdite che Milano ha subito nel 2023.

In conclusione, è fondamentale affrontare il problema delle piste ciclabili e della sicurezza stradale in modo completo, senza cercare di scaricare la responsabilità su un unico elemento. È necessaria una legislazione aggiornata e un’attenzione costante alla sicurezza di tutti gli utenti della strada. Solo così potremo garantire una mobilità urbana sostenibile e sicura per tutti.

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