Processo per la tragedia del Mottarone: l’avvocato dell’uomo del “forchettone” parla delle responsabilità degli altri

I riflettori si riaccendono sul procedimento per le responsabilità della tragedia del 23 maggio 2021, in cui persero la vita 14 persone. Marcello Perillo, avvocato penalista di Lecco, difensore di Gabriele Tadini, l’uomo del “forchettone” che si era autoaccusato di avere disattivato i freni di emergenza della cabina numero 3 della funivia del Mottarone, parla dell’accusa che punta il dito solo su Tadini come unico colpevole, mentre secondo lui le responsabilità sono anche di altri.

Fin dal primo giorno, il 26 maggio 2021, quando ha incontrato Tadini in carcere per la prima volta, Perillo si è convinto di questa teoria. In quel caldissimo mercoledì, gli occhi di mezzo mondo erano puntati sulle immagini delle lamiere contorte in mezzo al bosco e sui nomi delle quattordici persone decedute elencati sui giornali. Tutti stavano con il fiato sospeso per la sorte dell’unico sopravvissuto, il piccolo Eitan, che lottava tra la vita e la morte in un ospedale a Torino.

A pochi giorni dall’apertura del processo che inizia il 17 gennaio a Verbania, Perillo mantiene salda questa convinzione. Durante le indagini e l’incidente probatorio, ha cercato di approfondire, insieme ai suoi tecnici e a Tadini stesso, chi avrebbe dovuto fare cosa, quando e perché. È convinto che il processo consentirà di accertare le responsabilità di terze persone, che sono gli imputati insieme a Tadini.

Il legale aggiunge che Tadini si aspetta senza dubbio una condanna, ma la difesa si concentrerà sulle corresponsabilità degli altri, evidenziate già durante l’incidente probatorio. Durante il processo, cercheranno di individuare la responsabilità primaria di Tadini, sostenendo che non c’è un unico colpevole per quelle morti.

Sul processo, Perillo afferma che finora hanno avuto solo spunti tecnici molto importanti, ma il processo serve proprio per determinare i fatti, le responsabilità e i nessi di causalità tra responsabilità e fatti. Riguardo al suo cliente, l’avvocato afferma che sta vivendo serenamente gli ultimi giorni prima dell’inizio dell’udienza preliminare. Ha partecipato all’incidente probatorio offrendo anche un contributo tecnico e parteciperà a tutte le prossime udienze. Tuttavia, porta sempre dentro di sé un profondo senso di colpa, che lo accompagna dalla notte in cui ha raccontato ai carabinieri di Stresa quello che era accaduto e che cerca, come ha sempre detto, di superare grazie alla sua fede cattolica.

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