Il fenomeno del caporalato nel settore dell’alta moda è stato scoperto anche in Brianza, dove le borse di lusso prodotte in laboratori cinesi venivano vendute a prezzi esorbitanti nelle boutique. Gli investigatori hanno individuato otto opifici gestiti da cittadini cinesi, che sono stati sottoposti ad accertamenti e risultati tutti irregolari. Durante le indagini sono stati identificati 197 lavoratori, di cui 37 occupati illegalmente sul territorio italiano. Sono state presentate dieci denunce per caporalato e sono state comminate ammende e sanzioni per un totale di 300mila euro.

Inoltre, i Carabinieri hanno eseguito un decreto di amministrazione giudiziaria emesso dal Tribunale di Milano nei confronti di un’azienda operante nel settore dell’alta moda, la Alviero Martini. L’azienda è stata considerata incapace di prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo nel ciclo produttivo, in quanto non aveva mai effettuato controlli sulla filiera produttiva e aveva agevolato soggetti coinvolti nel caporalato.

È emerso che l’azienda di moda aveva affidato l’intera produzione a società terze tramite contratti di appalto senza autorizzazione per il sub-appalto. Le aziende appaltatrici ufficiali operavano a loro volta con sub-appalti fino ai laboratori cinesi, che sfruttavano manodopera irregolare e clandestina in condizioni di sfruttamento. Questo sistema permetteva di massimizzare i profitti: una borsa prodotta e pagata 20 euro al laboratorio cinese veniva venduta a 350 euro nei negozi.

Le accuse di caporalato riguardano anche il mancato rispetto delle norme relative alla salute e sicurezza sul lavoro e dei contratti collettivi nazionali di settore. Inoltre, è stato riscontrato che i lavoratori erano costretti a vivere in dormitori abusivi, in condizioni igienico-sanitarie pessime.

A seguito delle indagini, dieci titolari di aziende, di origine cinese, sono stati deferiti in stato di libertà, anche per caporalato. Inoltre, sono state comminate ammende per oltre 153.000 euro e sanzioni amministrative per 150.000 euro. Sei aziende hanno subito la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e utilizzo di lavoro nero.

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