La controversa esecuzione di Kenneth Eugene Smith negli Stati Uniti

La recente esecuzione di Kenneth Eugene Smith negli Stati Uniti ha sollevato molte preoccupazioni riguardo al metodo di esecuzione utilizzato e alla compatibilità della pena di morte con i diritti umani fondamentali. Smith è stato il primo condannato a morte americano ad essere giustiziato con il nuovo metodo sperimentale della maschera ad azoto.

Secondo i testimoni, l’esecuzione è stata accompagnata da atroci sofferenze, suscitando indignazione e rammarico da parte dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. Turk ha sollevato la questione se questo metodo possa essere considerato tortura o trattamento inumano, ribadendo che la pena di morte è incompatibile con il diritto fondamentale alla vita. Ha inoltre invitato tutti gli Stati membri a imporre una moratoria sull’utilizzo della pena di morte, come un passo verso l’abolizione universale.

È interessante notare che, storicamente, la Corte Suprema degli Stati Uniti non ha mai dichiarato incostituzionale un metodo di esecuzione nel paese. Nel corso degli anni sono stati sperimentati vari metodi, tra cui la sedia elettrica, l’impiccagione e la camera a gas. Tuttavia, questi metodi hanno spesso causato gravi sofferenze e incidenti, come il rischio di incendi o soffocamento.

Nel solo anno 2023, ben 24 detenuti sono stati giustiziati in cinque Stati americani: Texas, Florida, Oklahoma, Missouri e Alabama. Questo continua a perpetuare una concezione di giustizia che assimila gli Stati Uniti a molti paesi che vengono poi condannati da Washington per le violazioni dei diritti umani. Questa ipocrisia è fonte di grande indignazione.

Non possiamo quindi meravigliarci di fronte a tali barbarie che persistono nelle cosiddette civiltà occidentali. È necessario riflettere seriamente sulla compatibilità della pena di morte con i principi fondamentali dei diritti umani e lavorare per una società più giusta e rispettosa della dignità umana.

Piero Osvaldo Bossi
Gallarate

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