L’Editoriale

Domenica 28 Gennaio 2024

IL COMMENTO. Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Brescia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha espresso il suo parere sul codice rosso e sulla violenza di genere. Le sue parole oscillavano tra l’importanza dell’impegno del governo e una sociologia del crimine meno incisiva rispetto a quella espressa dalla presidente della Corte di cassazione Margherita Cassano durante l’apertura dell’anno giudiziario nazionale a Roma giovedì scorso.

Nordio ha sottolineato che il ministero dispone di strumenti potenziati per ridurre questo fenomeno pernicioso, ha menzionato l’osservatorio sulla violenza di genere e domestica e ha fatto riferimento al questionario inviato a tutte le Procure. Tuttavia, ha anche spiegato che leggi, magistrati e polizia da soli non sono sufficienti per debellare l’arsenale di reati a disposizione di chi vuole nuocere. Secondo il ministro, è necessaria una rivoluzione culturale che passa anche attraverso le famiglie, dove gli esempi contano più delle parole. La giustizia deve capire i segnali di allarme che sono estremamente cambiati, poiché gesti che un tempo potevano sembrare di galanteria ammissibili, oggi potrebbero essere invece segnali di un atteggiamento aggressivo che può portare alla morte.

Questo è un buon primo passo per cambiare una mentalità collettiva che continua a considerare la donna come un soggetto subordinato, incapace in molti casi di emanciparsi economicamente dal marito e costretta a subire abusi per non finire per strada. La libertà di denuncia non può esistere se non c’è libertà dai bisogni primari, come ha sottolineato Margherita Cassano giovedì scorso. Le cronache raccontano di donne che si rifiutano di denunciare o ritirano le accuse perché sperano che il compagno violento possa cambiare. Ci sono donne che accettano le violenze per non fare scandalo o per non turbare i figli piccoli. Ma ci sono anche donne che non denuncerebbero mai perché non hanno un conto in banca, uno stipendio o un lavoro che potrebbero aiutarle a uscire da questa situazione. Cosa si sta facendo per risolvere questo problema? Poco, se molte lavoratrici, una volta diventate madri, sono costrette a lasciare il lavoro per mancanza di asili nido accessibili e di altri ammortizzatori sociali. La questione è antecedente all’insediamento del governo Meloni, ma è necessaria una rivoluzione culturale, che purtroppo richiede tempo.

Nei dati bergamaschi dell’anno giudiziario, è preoccupante scoprire che la metà delle denunce per reati come lo stalking, i maltrattamenti e le violenze viene archiviata. Questo dato può essere letto in due modi. Da un lato, alcune vittime esagerano toni e situazioni al momento della denuncia. Ci sono vittime che denunciano in buona fede, perché scosse dalla situazione, ma ci sono anche coloro che strumentalizzano la querela per vendicarsi dell’ex partner o che faticano a controllare derive complottistiche. Dall’altro lato, ci sono i pm, obbligati a trattare qualsiasi caso in odore di codice rosso con la massima urgenza e solerzia fin da subito, pena provvedimenti disciplinari. È giusto, considerando che abbiamo visto donne uccise anche dopo diatribe apparentemente banali e innocue. Ma non dovremmo stupirci se col tempo emergono prove che dimostrano che la situazione familiare era meno tumultuosa di quanto descritto all’inizio, e il fascicolo finisce in soffitta. Un altro tema affrontato da Nordio è quello della tecnologia, che viaggia più velocemente del legislatore. Il ministro ha ricordato come la tecnologia possa essere sia di aiuto che di preoccupazione, è neutrale, non è né buona né cattiva. È come una pietra, che può essere usata per uccidere o per creare opere d’arte. Non abbiamo una struttura legislativa adeguata, ma stiamo lavorando su questo, ha ammesso il ministro, lasciando intendere che amministrare la giustizia sta diventando sempre più un’attività estrema.

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