“Domenichini Sergio, nativo di Varese”. Il 67enne accusato dell’omicidio di Carmela Fabozzi, la pensionata uccisa nel suo appartamento di Malnate il 22 luglio 2022, ha fornito le sue generalità parlando nel microfono della gabbia per detenuti nell’aula bunker del tribunale di Varese, e poi ha iniziato a raccontare come sarebbero andate le cose quella mattina d’estate di due anni fa.

“Dovevo incontrare la signora Carmela, sono arrivato sul pianerottolo di casa sua, ho suonato il campanello, nessuno ha risposto. Ho chiesto a un vicino, poi ho suonato di nuovo. Visto che non mi rispondeva ho aperto la porta”.

La porta non era chiusa a chiave, e arrivati a questo punto della ricostruzione la voce dell’imputato ha iniziato a tremare: “Ho fatto due passi dentro e l’ho trovata per terra in un lago di sangue – ha detto Domenichini, in lacrime, parlando del corpo della pensionata, steso sul pavimento – Le ho preso una mano, l’ho chiamata, non rispondeva”.

Accanto al cadavere, il grosso vaso di vetro blu, macchiato di sangue, su cui sono state isolate le impronte digitali dell’uomo oggi a processo. Vaso che è stato visionato in aula su richiesta dell’avvocato Francesca Cerri, difensore di Domenichini, che in precedenza si era espressa in merito ad alcune presunte incongruenze tra il modo in cui l’oggetto era stato descritto in udienza dal Ris di Parma e la descrizione del vaso contenuta nella relazione tecnica dei carabinieri.

Dettagli che probabilmente verranno rimessi in fila, in chiave difensiva, durante la discussione fissata per il 14 febbraio. Per l’accusa quel vaso è stato utilizzato dall’assassino per colpire violentemente alla testa la povera pensionata, aggredita vicino alla porta d’ingresso e subito dopo a terra. Nove i colpi inferti al capo. Non le hanno lasciato scampo.

L’imputato, stando alla sua versione, avrebbe spostato il vaso prima di muoversi per casa alla ricerca di qualcuno: “Ma in casa non c’era nessuno. Poi ho visto i due cellulari della signora – ha aggiunto Domenichini – e siccome l’avevo chiamata, ho pensato di portarli via. In quel momento temevo per i miei precedenti penali”. I telefoni verranno in seguito gettati nel fiume Olona, e sarà proprio Domenichini, dopo l’arresto, a farli ritrovare ai carabinieri.

Nelle sue dichiarazioni spontanee alla corte il 67enne ha parlato anche di quello che era successo dopo la scoperta del cadavere. Per chi ha indagato, Domenichini – ancora sporco di sangue – si era recato in un Compro Oro di Varese per vendere i gioielli presi nell’abitazione della vittima, e farsi dare in cambio i soldi – circa 1.000 euro – per andare al mare con la compagna.

“Al Compro Oro ho portato un vecchio bracciale di mia madre, che tenevo in garage”, ha affermato l’uomo, che ha dato una spiegazione anche al “cambio di maglietta” immortalato il 22 luglio 2022 dalle telecamere di Malnate e Varese, che hanno tracciato tutti gli spostamenti dell’auto presa a noleggio, il giorno prima del delitto, dal presunto killer. “Mi ero sporcato bevendo il caffè al bar – ha detto Domenichini – e per questo, prima di andare dalla signora Carmela, sono passato dal mercato di Varese a comprare una maglietta nuova”.

Nelle immagini risalenti a quella mattina, Domenichini appare con una maglietta blu; in quelle di mezzogiorno ne indossa una più chiara. Per l’accusa a mezzogiorno Carmela Fabozzi è già morta da almeno due ore, e il suo assassino sta tornando nella casa di corte di via Sanvito, luogo dell’omicidio, per mettere in scena l’appuntamento con la vittima.

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