Bergamo. Cinquanta attivisti di Lav e Lac (Lega anti vivisezione e Lega per l’abolizione della caccia) hanno organizzato una manifestazione sabato 3 febbraio davanti al municipio di Bergamo. La protesta è stata ispirata da un telegiornale in cui sono state lette tutte le notizie riguardanti incidenti di caccia e bracconaggio, nonché l’uccisione di animali domestici.

Uno dei casi citati riguarda la morte di Andrea Papi il 5 aprile 2023 a seguito di un attacco da parte di un orso. Questo è stato il primo e unico caso di vittima umana causata dagli orsi reintrodotti nelle Alpi negli anni ’90. Questo fatto ha avuto una grande risonanza mediatica e ha portato alle immediate misure delle autorità locali, tra cui un’ordinanza per la cattura e l’abbattimento dell’orsa JJ4, al fine di affrontare l'”emergenza orsi” e garantire la “sicurezza degli umani che frequentano i boschi”.

Secondo i dati raccolti dall’Associazione Vittime della Caccia, dal 2011 ad oggi ci sono state 1049 vittime umane attribuibili alla caccia, di cui 245 morti e 804 feriti. Durante i primi 5 mesi della stagione di caccia 2023/24, in tutta Italia, sono stati uccisi 6 cacciatori e 6 non cacciatori, e sono stati feriti 34 cacciatori e 22 non cacciatori, per un totale di 68 persone uccise o ferite.

È impossibile quantificare il grande numero di animali uccisi o feriti, sia dalle pallottole che dalle conseguenze dell’assunzione di piombo rilasciato nell’ambiente. Questi dati sono ancora più impressionanti se si considera che si riferiscono a un’attività definita “sportiva” o “ludica”. Inoltre, sempre più spesso vengono segnalati e denunciati comportamenti irresponsabili, se non illegali, da parte dei cacciatori, come spari vicino a case e sentieri, uccisione e ferimento di animali domestici, intimidazioni, abbattimento di specie protette e totale mancanza di rispetto per coloro che hanno il diritto di passeggiare nei boschi o in campagna senza correre rischi per la propria vita.

Secondo Grazia Parolari di LAV Bergamo, i dati e le prove sono più che sufficienti per richiedere un’emergenza di sicurezza e adottare immediatamente provvedimenti da parte delle istituzioni, proprio come è stato fatto nel caso di una singola vittima umana a causa di un incontro, sicuramente non voluto da entrambe le parti, con un orso. Le due associazioni sottolineano che da anni cittadini e associazioni chiedono interventi significativi per proteggere coloro che, e sono molti di più dei 500.000 cacciatori, hanno il diritto di frequentare le aree naturali in sicurezza e tranquillità. Tuttavia, sembra che avere un fucile sulla spalla e l’intenzione dichiarata di uccidere siano le uniche condizioni per ottenere una risposta positiva dalle istituzioni, sia a livello locale che nazionale.

Katia Impellitteri di LAC Brescia afferma che l’unico intervento adottato per proteggere la sicurezza dei cittadini in materia di caccia è stato quello di consentire gli spari anche in città e di rendere la caccia possibile durante tutto l’anno. Questo è stato realizzato attraverso l’emendamento “caccia selvaggia”, che ha apportato modifiche alla Legge nazionale n. 157 del 1992 introdotte dalla Legge di bilancio 2023. Non contenti, si sta cercando di abbassare l’età minima per ottenere la licenza di caccia a 16 anni, consentendo così ai giovani di maneggiare fucili che, nel caso della caccia al cinghiale, possono sparare fino a 1,5 chilometri di distanza. Inoltre, è stata presentata una proposta di legge che, tra altre peggioramenti, prevede l’abolizione dei due unici giorni in cui i cittadini non armati possono passeggiare in tranquillità e l’estensione della stagione di caccia.

Da anni si denunciano gli effetti distruttivi della caccia sull’ambiente, compresi gli ambiti in cui si cerca di giustificare la caccia come soluzione a una presenza eccessiva di determinate specie, spesso causata dall’intervento umano. Tuttavia, né gli allarmi ripetuti per l’ambiente e la biodiversità, né quelli per la sicurezza delle persone, sembrano scuotere la lobby che protegge quella minoranza di cittadini che sembra avere più diritti e impunità rispetto alla maggioranza.

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