Valsabbia è stata nuovamente teatro di episodi di bracconaggio che hanno messo in evidenza l’illegalità diffusa nel mondo venatorio bresciano. Proprio nell’ultimo giorno della stagione di caccia, il 31 gennaio, sono stati segnalati due casi di bracconaggio nella stessa giornata.
Il primo caso riguarda un cacciatore “storico” di Agnosine che è stato scoperto dai carabinieri forestali della stazione di Vobarno. Questo individuo, noto per la sospensione della licenza di caccia a causa delle numerose denunce per uccellagione, è stato bloccato dopo due appostamenti sul suo sistema di reti piazzate nei dintorni del paese. Le reti avevano catturato e ucciso quattro peppole e un fringuello, mentre una quinta peppola è stata salvata. Il bracconiere è stato denunciato per furto venatorio e durante il controllo nella sua residenza sono stati trovati nove esemplari di tordi bottacci, merli e un cardellino vivi, ancora privi degli anellini di riconoscimento. Questi animali sarebbero probabilmente stati destinati alla vendita illegale e sono stati sequestrati e trasferiti in un centro di recupero per animali selvatici.
Nella stessa giornata, i carabinieri forestali della stazione di Gavardo hanno atteso l’arrivo di un altro bracconiere che aveva creato un roccolo nella località Vigle di Vallio Terme. Questo individuo aveva piazzato una rete lunga decine di metri per catturare fringillidi e cesene, utilizzando tre fringuelli e due peppole come richiami e mele per attirare i turdidi. Tuttavia, l’operazione è stata interrotta con l’arrivo dei militari, che hanno sequestrato il materiale, liberato i richiami e denunciato il bracconiere per uccellagione.
Questi episodi di bracconaggio dimostrano ancora una volta l’esistenza di una diffusa illegalità nel mondo venatorio bresciano. È importante che le autorità continui a monitorare attentamente queste attività illegali al fine di proteggere la fauna selvatica e garantire il rispetto delle normative vigenti.