Il 2024 inizia con un grave problema di smog in Lombardia. La situazione è critica, con un superamento dei livelli di allarme per gli inquinanti, in particolare per il Pm10, le polveri sottili che trasportano anche altre sostanze pericolose come i metalli pesanti.

Nella zona nord di Milano, dall’Alto Milanese al Basso Varesotto, un giorno su due è considerato “velenoso”, superando la soglia di allarme di 50 microgrammi per metro cubo, il che può comportare problemi di salute. Questo dato è condiviso anche con l’intera area di Milano, la Lombardia orientale – Bergamo e Brescia – e la zona “bassa” da Pavia e Lodi fino a Cremona e Mantova. La situazione è leggermente migliore nella fascia pedemontana, ovvero a Varese, Como e Lecco.

Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, afferma che i primi dati del 2024 mostrano un forte deterioramento rispetto ai miglioramenti dell’anno scorso. Chiede alla Regione Lombardia di rivedere le misure emergenziali e strutturali, perché la salute dei cittadini è una questione seria.

Nelle settimane scorse, le misure straordinarie sono state adottate solo nelle due province con i dati peggiori, Monza-Brianza e Cremona, dove è stato vietato l’accensione dei camini di casa, oltre al divieto generale di fuochi all’aperto. Queste misure vengono prese solo quando i dati segnalano una situazione già deteriorata.

Per quanto riguarda l’inquinamento da Pm10 nella provincia di Varese e nell’Alto Milanese, la centralina di Saronno viale Santuario ha registrato 16 giorni di superamento nel 2024, ovvero un giorno su due era considerato “velenoso”. Il 29 gennaio si è toccato il picco di 74µg/mc, ma fino al 2 febbraio si è rimasti costantemente oltre i 60µg/mc. Dopo alcuni giorni di lieve diminuzione, il 6 febbraio si è tornati a quota 72.

Alla centralina aeroportuale di Ferno, che registra la situazione a Malpensa, sono stati registrati 17 giorni oltre la soglia di allarme su 38 dall’inizio dell’anno. Il 29 gennaio si è arrivati a 77µg/mc, oltre il 50% in più della soglia, ma il 2 febbraio si è addirittura raggiunta quota 83, con una leggera diminuzione nei giorni successivi, ma comunque sempre oltre la soglia di allarme (solo il 5 febbraio era “pulita”).

La situazione è leggermente migliore alla centralina Busto Arsizio Accam, con 11 giorni oltre i limiti su 38. Nell’ultima settimana, solo in tre giorni si è superata la soglia di allarme. È importante ricordare che, nonostante si trovi all’ombra degli inceneritori e sulla strada di accesso dei camion, la centralina si trova in una zona rurale, lontana da altre fonti di inquinamento tipiche come impianti industriali, traffico e riscaldamento domestico.

Non lontano da lì, la centralina di Turbigo ha registrato 3 giorni di superamento negli ultimi 7 giorni, con un picco di 71µg/mc il 2 febbraio. Fin dall’inizio dell’anno, nella città sulle sponde del Ticino sono stati 8 i giorni oltre la soglia di allarme.

Per quanto riguarda la città di Varese, la centralina “Copelli” nel centro ha registrato solo due giorni di superamento dal 1° gennaio, un dato decisamente migliore (nell’ultima settimana solo un giorno ha raggiunto i 50µg/mc, appena dentro la soglia di allarme).

Legambiente critica l’approccio della Regione Lombardia, affermando che non serve agire solo quando l’inquinamento è già elevato, ma è necessario introdurre un modello predittivo e preventivo come avviene già in Emilia-Romagna. È urgente anche avviare una seria politica di riduzione dei veicoli diesel, responsabili sia dell’ossido di azoto che delle particelle sottili. In ambito agricolo, non dovrebbe essere consentito lo spandimento dei liquami prima o durante gli episodi di accumulo degli inquinanti.

Le limitazioni antinquinamento della Regione Lombardia sono riassunte sul sito di ARPA Lombardia.

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