Il 1 novembre 2022, in vico Mele a Genova, si è verificato un tragico episodio che ha portato alla morte di Miranda Romero per mano di Evaristo Scalco, artigiano di Cittiglio. La Corte d’Assise di Genova ha emesso una sentenza che condanna Scalco a 23 anni di carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Tuttavia, la pena è stata mitigata considerando le attenuanti generiche.
Secondo il presidente della Corte d’Assise, Scalco era consapevole del rischio legato all’uso di un’arma come l’arco, ma non aveva previsto l’esito mortale del suo gesto. Dopo aver colpito Romero con una freccia, Scalco è rimasto per tre minuti alla finestra, senza rendersi immediatamente conto della gravità della situazione. Solo dopo aver visto il sangue ha cercato di prestare soccorso.
La lite che ha portato all’omicidio è nata da un diverbio avvenuto poco prima, quando Romero aveva urinato su un muro di fronte alla casa di Scalco. La Corte ha evidenziato che il delitto è stato motivato da cause futili e che Scalco si era posto in uno stato di difesa mentale, mantenendo la finestra aperta in attesa di un nuovo confronto.
Nonostante la richiesta di ergastolo da parte della pubblica accusa, la sentenza ha tenuto conto delle attenuanti, come la precedente incensuratezza di Scalco e i suoi tentativi di soccorso successivi all’omicidio. Inoltre, la Corte ha escluso l’aggravante dell’odio razziale, sottolineando che l’azione di Scalco era motivata da un senso distorto di giustizia personale.
La pm Arianna Ciavattini ha chiesto l’ergastolo e probabilmente presenterà appello, così come gli avvocati di Scalco. La sentenza riconosce Scalco come un “giustiziere” che agisce per impulso repressivo, ma tiene conto anche del suo pentimento come fattore influente nella decisione di non assegnare l’ergastolo come pena.
