Da quando lo scorso anno a Gera Lario per tagliare un tramezzino vennero chiesti 2 euro, è nata la così detta “mania degli scontrini”, nel comasco dove è nato tutto, ma non solo: si discute sul costo di caffè, aperitivi, cene e sono tantissime le segnalazioni che riceviamo in redazione con tanto di scontrini allegati. Questa di Paola, 32 anni da Lurago d’Erba, è però una storia diversa e che fa riflettere su ciò che è davvero caro e insostenibile. Ci racconta la storia di Polly, il suo cane che si è ammalato e dei costi che, senza l’aiuto dei genitori, non avrebbe potuto sostenere.

“Leggo spesso sulle vostre pagine segnalazioni di cittadini di Como e provincia indignati per il caro vita: dall’oramai famoso tramezzino tagliato in due, agli scontrini di caffè, ristoranti e aperitivi. È ovvio che siano prezzi alti ma almeno si tratta di cose, passatemi il termine, superflue. Io posso anche decidere di non bere l’aperitivo in piazza Cavour se voglio risparmiare. Il problema del caro vita, insostenibile e agghiacciante, io lo vedo in altre cose. Come per esempio la cura dei nostri animali domestici. Quando Polly, il mio cagnolino, è stato male l’ho portato in una clinica comasca. Non faccio il nome perché non è quella clinica il problema ma in generale il costo per queste cure: se un cane o un gatto sta male e si porta dal veterinario (e già si parla di 50 euro a visita, chi più chi meno) ma se lì non hanno le macchine per radiografie o altro lo si deve portare nelle cliniche o negli ambulatori h24. Il mio cane, che ora oltretutto non c’è più ma non do colpe a nessuno, purtroppo hanno scoperto un tumore avanzato, è stato ricoverato per fare analisi tre volte, in momenti diversi nell’arco di 4 mesi. Parliamo di tre fatture (tutte correttamente preventivate) di oltre 500 euro l’una. Una da 538, una da 546 una da 502. Per un totale di 1.586 euro. Ogni volta che mi mettevano davanti un preventivo, perché avvisavano, oltre all’angoscia per la malattia del mio cane, mi veniva quella per trovare i soldi per curarlo. Sono stata aiutata dai miei genitori perché nonostante abbia 32 anni e un lavoro a tempo indeterminato il mio stipendio (unito a un mutuo per la casa e la vita “normale”) non mi bastava per queste cure. Quindi non sono i ristoranti stellati o i caffè in centro il problema, ma il fatto che anche avere un cane è diventato un lusso. E se non avessi avuto chi mi aiutava?. Non lo avrebbero curato e probabilmente sarebbe morto anche con dolori atroci. Sono amareggiata”.

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