La vicenda di Eluana Englaro continua a far discutere anche a più di 15 anni dalla sua morte. La decisione del direttore generale della Sanità della Lombardia, Carlo Lucchina, di non interrompere il trattamento che manteneva la donna in stato vegetativo irreversibile è stata oggetto di controversie e dibattiti legali che si sono protratti nel tempo. La Corte dei conti ha condannato Lucchina a pagare circa 175 mila euro all’erario, che la Regione aveva dovuto risarcire al padre di Eluana, Beppino Englaro, costretto a trasferire la figlia in Friuli per ottenere l’interruzione del trattamento.
Secondo la Corte dei conti, la decisione di Lucchina non è stata motivata da un’obiezione di coscienza, ma è stata dettata dalle direttive ricevute dall’avvocatura regionale. Nonostante la sentenza storica della Cassazione del 2007 che riconosceva il diritto di ogni individuo a rifiutare cure insostenibili e degradanti, Lucchina si oppose alla richiesta di Beppino Englaro di interrompere l’alimentazione artificiale di Eluana.
La vicenda ha suscitato polemiche e dibattiti sulla legittimità di rispettare la volontà del paziente in situazioni simili. Beppino Englaro ha dichiarato di aver agito nella legalità e di aver dovuto lottare per far valere i diritti di sua figlia, nonostante gli ostacoli incontrati da parte delle istituzioni. La condanna di Lucchina è stata accolta con soddisfazione da Beppino Englaro, che ha sottolineato la necessità di far rispettare la volontà dei malati e di agire sempre nel rispetto della legge e della società.