Il caso del trapper Jordan Tinti, noto come Jordan Jeffrey Baby, trovato morto in cella lo scorso marzo, continua a suscitare polemiche e interrogativi. Durante il processo che vede il trapper Gianmarco Fagà, conosciuto come Traffik, accusato di maltrattamenti in cella nei confronti di Tinti, un testimone ha parzialmente ritrattato le sue precedenti dichiarazioni. Inizialmente aveva parlato di episodi di violenza, ma ora sostiene che si trattava solo di litigi e insulti reciproci.

La morte di Tinti, avvenuta in circostanze ancora poco chiare, è oggetto di un’indagine della procura che si intreccia con il processo per le presunte violenze subite durante il periodo di detenzione a Torre del Gallo. Durante l’udienza, il testimone ha fornito una versione diversa da quella delle indagini, mentre altri due testimoni saranno sentiti alla prossima udienza a settembre.

Parallelamente, l’autopsia sul corpo del giovane trapper è stata eseguita e sono stati sentiti i suoi compagni di cella, ma la relazione del medico legale deve ancora essere depositata. L’avvocato della famiglia ha sollevato dubbi sulla decisione di riportare Tinti in carcere dopo un periodo di affidamento terapeutico in una comunità protetta, sottolineando le condizioni carcerarie del giovane.

L’inchiesta continua e si attende la conclusione delle indagini per fare luce sulla morte di Jordan Tinti e sulle presunte violenze subite in cella. La famiglia e l’avvocato sperano che giustizia sia fatta e che vengano individuate eventuali responsabilità nelle circostanze che hanno portato alla tragica fine del giovane trapper.

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