Caro direttore,

nel contesto dell’evento luttuoso che ha scosso la diocesi di Lodi con la morte di don Carlo Ferrari, vorrei ricordare tre episodi originali che hanno caratterizzato la sua vita, legati a altrettante figure di vescovi. Il primo riguarda la nomina di Luigi Carlo Borromeo come vescovo ausiliare di Lodi, un incarico che lo portò a scegliere come suo segretario il giovane seminarista Carlo Ferrari, nonostante l’opposizione del direttore del seminario. Borromeo, con la sua determinazione, riuscì a far ordinare sacerdote Ferruccio e a portarlo con sé a Pesaro, dove iniziarono insieme un’avventura che li avrebbe visti impegnati in situazioni insolite e divertenti.

Il secondo episodio riguarda il restauro della cattedrale di Lodi, finanziato grazie alle generose donazioni di famiglie ebree salvate da monsignor Benedetti durante il periodo nazista. In un momento di difficoltà economica, il vescovo chiese a don Carlo di accompagnarlo a Lugano per ritirare una somma ingente di franchi svizzeri, un’operazione che si rivelò più complicata del previsto ma che ebbe un epilogo sorprendente.

Infine, il terzo episodio racconta di come don Carlo rifiutò più volte la nomina a vescovo di una grande diocesi del Piemonte, preferendo restare a Sant’Angelo Lodigiano, dove si sentiva a suo agio. Nonostante le pressioni, il sacerdote lodigiano mantenne la sua decisione, dimostrando la sua umiltà e la sua dedizione al servizio della comunità.

Questi episodi, raccontati con humor e leggerezza da Ferruccio Pallavera, ci mostrano un lato inedito e affascinante della figura di don Carlo Ferrari, un uomo capace di affrontare le sfide con coraggio e determinazione, ma anche con umiltà e spirito di sacrificio.

Cordiali saluti,
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