Il caso del dottor Carlo Campiglia ha scosso profondamente la comunità di Busto Arsizio e ha sollevato importanti questioni sullo stato della sanità in Italia. La storia della sua paziente Anna, respinta da tre ospedali e morta sul divano di casa sua, ha spinto il dottore a prendere una decisione drastica: dimettersi dalla professione di medico di base.
Dopo vent’anni di servizio come medico di medicina generale, Campiglia ha deciso di abbandonare la sua attività a causa della vicenda di Anna. Il fatto che la paziente sia stata respinta da tre ospedali senza ricevere l’assistenza necessaria ha fatto scattare qualcosa dentro di lui. “Con che dignità potevo continuare a fare quel lavoro?”, si è chiesto.
La morte di Anna è stata un vero shock per il dottore e per la sua comunità. La donna, affetta da una neoplasia mammaria, è stata rimandata a casa senza ricevere le cure adeguate. Il dottore ha fatto tutto ciò che poteva, ma non è stato sufficiente. Questa tragedia ha spinto Campiglia a prendere una decisione drastica: rinunciare alla sua professione.
Le dimissioni del dottor Campiglia sono un segnale forte che qualcosa non va nel sistema sanitario italiano. La medicina sta diventando sempre più burocratica e disumana, mettendo a rischio la vita dei pazienti. Il dottore ha denunciato la situazione, sottolineando la necessità di riflettere sullo stato della sanità in Italia.
Busto Arsizio ha perso uno dei suoi medici di base più esperti a causa di un sistema sanitario che sembra aver perso di vista l’umanità. È necessario agire per garantire che casi come quello di Anna non si ripetano e che i pazienti ricevano sempre le cure di cui hanno bisogno. La salute dei cittadini non può essere messa a repentaglio per questioni burocratiche o economiche. È tempo di cambiare le cose e di mettere al centro il benessere delle persone.