Brescia è una terra di contrasti, nota per il tondino ma anche per i latitanti. Dopo l’arresto di Giacomo Bozzoli, condannato all’ergastolo per l’omicidio del suo zio Mario Bozzoli, scompare un’altra famiglia dopo una condanna. Si tratta dei genitori e del fratello maggiore delle quattro sorelle pakistane che avevano denunciato per maltrattamenti i familiari, condannati definitivamente a 5 anni di carcere.

Le giovani erano state picchiate perché si rifiutavano di indossare abiti tradizionali pakistani e di recitare le Sure del Corano. La sorella maggiore aveva denunciato minacce di morte, simili a quelle subite da Sana Cheema, uccisa in Pakistan per aver rifiutato un matrimonio combinato.

La Cassazione ha sottolineato che le persone provenienti da un altro Stato devono rispettare la legge italiana e che non possono creare enclave di impunità. I genitori e il fratello delle ragazze sono ora latitanti, mentre le ragazze sono sotto protezione.

Questa vicenda evidenzia la necessità di garantire i diritti delle donne e di combattere ogni forma di violenza e discriminazione, indipendentemente dall’origine culturale. La società multietnica deve essere basata su valori di rispetto e uguaglianza, senza lasciare spazio a comportamenti violenti e coercitivi.

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