Gualtiero Ceccon, oggi settantasettenne, si trova a rivivere ancora una volta il terribile incidente che ha segnato la sua vita cinquant’anni fa. Era il 12 giugno 1974, aveva solo 27 anni e stava lavorando nel reparto ricambi e assistenza tecnica di un’impresa a Cornaredo. Quel giorno, un’esplosione improvvisa ha causato la perdita del suo braccio sinistro e la morte del suo giovane collega Moreno Nasuelli. Da quel momento, la sua vita è cambiata per sempre.

Oggi, Ceccon si impegna attivamente con l’Associazione fra mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) e fa volontariato con i ragazzi dell’oratorio, portandoli in gite in montagna e raccontando loro la sua storia. Con grande impegno, cerca di sensibilizzare i giovani sulle norme di sicurezza sul lavoro e sull’importanza della formazione per evitare incidenti come quello che ha segnato la sua vita.

Dopo l’incidente, Ceccon è stato seguito dal centro protesi dell’Inail di Budrio, dove ha conosciuto altre persone che avevano vissuto tragedie simili. Nonostante l’invalidità del 72%, è riuscito a continuare a lavorare, cambiando azienda e settore fino all’età della pensione. Oggi, insieme alla moglie con cui ha festeggiato 50 anni di matrimonio, guarda indietro alla sua vita con gratitudine per tutto quello che ha superato.

Nonostante i progressi tecnologici, Ceccon sottolinea che manca ancora una vera cultura della sicurezza sul lavoro, soprattutto in settori come l’edilizia e l’agricoltura. Ogni giorno si verificano tragedie evitabili a causa di errori umani, mancanza di formazione e altri fattori. L’unico modo per evitare nuove tragedie è sensibilizzare i lavoratori, soprattutto i giovani, sulla importanza della sicurezza sul lavoro.

Ceccon si rivolge ai giovani con fiducia, consapevole che sono molto consapevoli dei rischi e sperando che possano contribuire a creare un ambiente di lavoro più sicuro per tutti. Con la sua testimonianza e il suo impegno, cerca di trasmettere un messaggio di prevenzione e responsabilità che possa salvare vite umane in futuro.

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