Il caso del Processo Adriatici, che vede coinvolto l’ex assessore leghista del Comune di Voghera, Massimo Adriatici, ha visto una nuova udienza in aula. La difesa dell’imputato si è avvalsa dell’intervento di un Neuropsichiatra forense per cercare di dimostrare la sua innocenza riguardo all’omicidio di Younes El Boussettaoui.

Secondo il perito, le azioni compiute dall’ex assessore non sarebbero state premeditate, ma scaturite da una situazione di stress che lo avrebbe portato ad agire in modo inconsapevole. Il colpo di pistola che ha causato la morte del giovane Younes El Boussettaoui è stato sparato da Massimo Adriatici, ma la dinamica esatta dell’accaduto rimane oscura a causa della mancanza di immagini delle telecamere nella zona.

Il perito ha spiegato che in situazioni di pericolo come quella vissuta da Adriatici, le azioni possono essere automatiche e non controllate. Anche il gesto di premere il grilletto della pistola potrebbe essere stato un riflesso involontario. Tuttavia, il Pubblico Ministero ha messo in dubbio queste affermazioni, sostenendo che solitamente un primo colpo di pistola è seguito da un secondo, cosa che non è avvenuta nel caso di Adriatici.

Gli avvocati della famiglia della vittima hanno cercato di dimostrare che il gesto di difesa di Younes El Boussettaoui potrebbe essere stato scatenato dalla visione della pistola mostratagli da Massimo Adriatici. Inoltre, si sono basati su una registrazione in cui l’ex assessore chiede a un passante se ha visto l’aggressione, contraddicendo le sue dichiarazioni precedenti.

Il perito ha spiegato che i ricordi possono essere influenzati dalla percezione che la persona attribuisce alla realtà dei fatti accaduti, basandosi sugli elementi a disposizione. Il caso del Processo Adriatici rimane quindi complesso e controverso, con le diverse parti che cercano di dimostrare la propria versione dei fatti.

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