La storia di Graziano Rigamonti, il 34enne di Montesiro finito in manette lo scorso febbraio con l’accusa di violenza sessuale ai danni di una minorenne e sfruttamento della prostituzione minorile, ha scosso profondamente la comunità di Besana. La madre di Graziano, Giovanna, si è schierata a difesa del figlio, sostenendo con forza la sua innocenza.
Giovanna Rigamonti è una figura conosciuta a Besana, per il suo lavoro presso il Comprensivo “Giovanni XXIII”. Secondo lei, suo figlio è stato ingiustamente accusato di crimini che non avrebbe mai commesso. Nonostante le prove presentate durante il processo, che rischia di portare a una condanna fino a ventiquattro anni di reclusione, Giovanna è convinta che Graziano non sia colpevole.
La madre di Graziano ha mostrato documenti che, a suo dire, dimostrano l’innocenza del figlio. Referti ospedalieri della sedicenne coinvolta nell’aggressione che dimostrerebbero l’assenza di sostanze stupefacenti nel suo sangue e lesioni non correlate alla presunta violenza sono tra le prove presentate da Giovanna. Inoltre, un certificato medico che attesta l’impossibilità di Graziano di avere rapporti sessuali a causa di un intervento chirurgico e la perdita di peso, mette in discussione l’accusa di violenza sessuale.
Giovanna Rigamonti ha denunciato le difficoltà economiche e il pregiudizio pubblico che la sua famiglia sta affrontando a causa delle accuse rivolte a Graziano. Nonostante le prove a suo favore, il rischio di una condanna pesa ancora sul 34enne, che ha dichiarato di preferire la morte alla prigione.
La lotta di Giovanna per dimostrare l’innocenza del figlio è un grido di disperazione di fronte a un sistema giudiziario che sembra non tener conto delle prove a suo favore. La storia di Graziano Rigamonti è una testimonianza delle ingiustizie che possono colpire chi è considerato debole di fronte alla legge.