VARESE – Anche la provincia di Varese è coinvolta nella maxi operazione delle forze dell’ordine di cui si parla oggi in tutta Italia. I reati contestati riguardano l’associazione per delinquere finalizzata alle frodi fiscali e al riciclaggio, aggravata dal metodo mafioso. Sono state eseguite 47 misure cautelari personali, sequestri di beni, valori e denaro per 520 milioni di euro e ricostruite false fatturazioni per 1,3 miliardi di euro.
Su richiesta degli uffici di Milano e Palermo della Procura europea (Eppo), il giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Milano ha emesso 47 provvedimenti restrittivi nei confronti di indagati ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’evasione dell’Iva intracomunitaria nel commercio di prodotti informatici e al riciclaggio dei relativi profitti. Tra i destinatari delle misure custodiali in carcere figurano anche 7 indagati per i quali è stato emesso il mandato di arresto europeo.
L’indagine è il risultato della convergenza di due distinti filoni investigativi originati dai Nuclei di polizia economico-finanziaria di Varese e Milano con Eppo Milano in tema di frodi carosello, e dalla polizia di Stato – Squadra mobile di Palermo e Sisco, con il coordinamento investigativo ed operativo del Servizio centrale operativo – e dal Nucleo Pef di Palermo, con Eppo Palermo.
Attualmente sono in corso oltre 160 perquisizioni in 30 diverse province presso abitazioni, uffici e aziende riconducibili agli indagati, effettuate anche con l’ausilio di unità cinofile cash dogs della Guardia di Finanza. Sono in tutto 200 le persone fisiche indagate e oltre 400 le società coinvolte.
L’indagine ha riguardato una strutturata frode carosello all’Iva intracomunitaria nel settore del commercio dei prodotti elettronici/informatici che ha coinvolto diversi Paesi europei. Le frodi carosello vengono realizzate sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, interponendo un soggetto economico fittizio che acquista la merce senza l’applicazione dell’Iva per poi rivenderla ad un’impresa nazionale con l’applicazione dell’Iva italiana.
Tale schema fraudolento consente di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e prevede ulteriori passaggi per rendere più difficile l’identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali. Il danno per l’Unione Europea è costituito dall’Iva indicata nelle fatture emesse dalla missing trader, che hanno acquistato la merce senza applicare l’imposta e la collocano sul mercato nazionale applicandola al compratore, senza però versarla all’Erario.
Le imprese coinvolte nella frode scoperta sono numerose, con un volume complessivo di fatture false pari a 1,3 miliardi di euro nel solo quadriennio 2020-2023.