Il rinvio a giudizio del sindaco Alberto Rossi e dei suoi coimputati ha scosso le fondamenta della politica locale, ma le ripercussioni inevitabili in ambito politico sembrano essere solo un’illusione. La sinistra di governo non si comporta come la sinistra di piazza, utilizzando il garantismo solo per sé stessa e riservando agli avversari il manganello mediatico e il silenzio. Un esempio di questo atteggiamento è stato il caso di Giacinto Mariani, sindaco leghista assolto dopo cinque anni di accuse infondate. Questi cinque anni sono stati estremamente difficili per lui, sotto tutti i punti di vista. La sua assoluzione non è una rivincita personale né una vittoria, ma piuttosto una constatazione amara di come la politica possa essere spietata.

A Seregno, il silenzio dei compagni di partito di Mariani è assordante, con tentativi di minimizzare l’accaduto e giustificazioni che non tengono in considerazione la verità dei fatti. È evidente che ci sia qualcosa di marcio nel comportamento di certi politici, che preferiscono nascondersi dietro a scuse e a doppie morale anziché affrontare la realtà. La vergogna è l’unica parola che può descrivere questa situazione, e sembra che a Seregno pochi capiscano ancora il significato di questo sentimento.

Non si può giustificare l’ingiustizia e il silenzio dei politici di fronte a comportamenti scorretti. Non si possono accettare scuse e giustificazioni quando si tratta di difendere la verità e la giustizia. La politica non può essere basata su favoritismi e interessi personali, ma deve essere al servizio dei cittadini e della giustizia. A Seregno, come in tante altre realtà, sembra che ci siano contatori del gas “più uguali degli altri”, ma è giunto il momento di porre fine a questa ingiustizia e di ripristinare la dignità e la verità nella politica locale.

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