L’industria del crimine in Italia sta crescendo a un ritmo preoccupante, con un volume d’affari annuo che raggiunge i 40 miliardi di euro, corrispondenti al 2% del PIL nazionale. Le estorsioni, in particolare, stanno diventando sempre più diffuse, con le organizzazioni criminali che cercano di ottenere denaro e vantaggi in modi subdoli, senza ricorrere più alle minacce esplicite o alla violenza. Alcune volte, addirittura, coinvolgono le vittime in una sorta di “complicità”, imponendo l’assunzione di personale o la fornitura di servizi.
Secondo le stime dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, il fatturato delle mafie italiane si colloca al quarto posto nel paese, dopo grandi aziende come Eni, Enel e Gestore dei servizi energetici. Le imprese che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata in Italia sono numerose, con Brescia che conta ben 4.043 aziende a rischio. In totale, si stima che almeno 150.000 imprese nel paese possano essere controllate o collegate alle organizzazioni criminali.
Le attività più a rischio si concentrano nelle grandi aree metropolitane, come Napoli, Roma e Milano, dove sono presenti la maggior parte delle imprese a rischio nel paese. Tra i reati principali commessi dalle consorterie criminali ci sono il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Le estorsioni, in particolare, rimangono le più remunerative, con gli imprenditori come principali vittime.
La Dia di Brescia, operativa dal 2021, ha raddoppiato il suo organico e si impegna costantemente nel contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici. Conduce regolarmente accessi nei cantieri e segnala operazioni finanziarie sospette, contribuendo così alla lotta contro il crimine organizzato.