La Corte d’Appello di Brescia ha recentemente respinto l’istanza di revisione presentata dall’avvocato di Simone Rossi, condannato a 30 anni per l’omicidio di Donald Sacchetto. Nonostante il legale di Rossi, Marino Colosio, sia convinto che si tratti di un errore giudiziario, la Corte ha deciso di non rivedere il caso. Tuttavia, Colosio non si arrende e ha già depositato il ricorso in Cassazione, chiedendo un nuovo processo per il suo assistito.

Rossi, attualmente detenuto nel carcere di Porto Azzurro, ha sempre dichiarato la sua innocenza. In una lettera alla famiglia della vittima, ha definito l’omicidio di Sacchetto come un gesto che ha distrutto due vite, la sua e quella dell’amico. Secondo Rossi, Sacchetto si sarebbe suicidato sparandosi un colpo in testa con la sua pistola, dopo una serata alcolica e drogata in occasione del suo compleanno.

Colosio sostiene che le nuove perizie balistiche, fonometriche e medicolegali presentate durante l’istanza di revisione meritino una valutazione più attenta da parte della Corte. In particolare, un frammento della scatola cranica della vittima presenterebbe residuati incompatibili con il proiettile che i magistrati ritengono essere stato sparato da Rossi.

Nonostante ciò, i giudici ritengono che gli elementi presentati non costituiscano nuove prove e che il quadro probatorio rimanga valido. Secondo l’accusa, Rossi avrebbe sparato a Sacchetto per debiti non saldati o gelosia, dopo averlo visto andarsene sulla sua auto e non averlo più rivisto fino a quando il suo corpo è stato ritrovato nella cava “Rossi Graniti”.

La battaglia legale di Colosio per dimostrare l’innocenza di Rossi continua, mentre il caso dell’omicidio di Donald Sacchetto rimane avvolto da mistero e controversie.

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