Il caso di Asfalti Brianza ha finalmente visto una sentenza emessa dal Tribunale di Monza, che ha condannato l’amministratore unico Vincenzo Bianchi a 1 anno, 8 mesi e 15 giorni di arresto e 27mila euro di ammenda. La società, situata a Concorezzo e ora in liquidazione giudiziaria, era stata sigillata nel 2019 a causa di una montagna di rifiuti non autorizzati, costituiti da fresato di asfalto e miscele bituminose, utilizzati per la produzione di asfalto senza alcun trattamento preventivo e con lo scarico di acque reflue industriali nella pubblica fognatura.
Nonostante l’accusa di aver provocato emissioni di vapori e fumi maleodoranti che molestavano i cittadini, Bianchi è stato assolto da questo capo d’accusa. Tuttavia, è stato condannato per il deposito illegale di rifiuti speciali non pericolosi all’interno del sito industriale. Il giudice ha anche concesso il risarcimento dei danni ai Comuni di Concorezzo, Monza, Agrate Brianza e Brugherio, ma ha escluso il riconoscimento di danni a Legambiente.
La chiusura di Asfalti Brianza comporta il rischio che i costi delle bonifiche non eseguite dalla società ricadano sulle amministrazioni comunali, che per anni hanno ignorato i cumuli di rifiuti ben visibili anche dall’esterno. Inoltre, Nandy Alveri Carrasco Perez, legale rappresentante della società W.BAU s.r.l., è stato condannato a 4 mesi di arresto e 1750 euro di ammenda per il deposito di 20 metri cubi di rifiuti all’esterno di un capannone utilizzato come magazzino deposito per attrezzi e materiale.
La sentenza del Tribunale di Monza rappresenta un passo avanti nella giustizia ambientale e nella tutela del territorio, ma pone anche l’attenzione sulla responsabilità delle aziende e delle amministrazioni nel gestire correttamente i rifiuti e nell’evitare danni all’ambiente e alla salute dei cittadini.