Alessandro Impagnatiello è in carcere per aver ucciso la sua fidanzata Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. Durante l’interrogatorio, ha spiegato di aver agito senza un reale motivo, ma di essere stato stressato dalla situazione che si era venuta a creare. Secondo le carte, Impagnatiello aveva messo in piedi un castello di fango e bugie per convincere una nuova collega di lavoro, con cui aveva intrapreso una relazione parallela, che la sua storia e la convivenza con Giulia fossero al capolinea. Per tentare di portare avanti la sua rete di falsità, ha presentato alla collega un test del DNA falso, per affermare che il figlio che Giulia porta in grembo non è suo. Giulia, delusa e arrabbiata, si presenta per un chiarimento a Milano, dove a chiederle di parlare è l’altra giovane con cui l’imputato ha avuto una storia fingendo di aver chiuso quella con lei. Le due giovani parlano, si confrontano, capiscono di essere state entrambe prese in giro e tradite. Giulia torna a casa, dove ha una lite con Impagnatiello e viene accoltellata. Il corpo viene adagiato nella vasca da bagno e tenta di liberarsene con alcol e fuoco. I messaggi ricevuti da amiche, colleghe e dai familiari di Giulia, sabato sera, almeno in parte sarebbero stati mandati da Impagnatiello. Durante l’interrogatorio durato oltre otto ore, ha ammesso di averli inviati lui. Alla fine, ha confessato di aver “finito” Giulia, “per non farla soffrire”, dopo che lei (secondo il suo racconto) si sarebbe ferita volontariamente da sola con un coltello, mentre tagliava i pomodori. Una versione che le perizie, probabilmente, faranno a pezzi. Impagnatiello si trova ora in carcere, con l’accusa di omicidio volontario aggravato e provocata interruzione di gravidanza.

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