Le indagini condotte dai carabinieri e dalla Dda hanno portato alla luce la divisione delle piazze di spaccio tra vari gruppi criminali. L’indagine della Dda di Milano e del Ros dei carabinieri è nata da accertamenti su un traffico di droga all’interno del carcere di Opera, e ha permesso di smantellare sette gruppi che controllavano le piazze di spaccio tra Milano e l’hinterland. Il processo di primo grado ha portato ieri alla condanna a 17 anni e 9 mesi di reclusione per Nazzareno Calajò, detto “Nazza”, presunto “ras della droga” alla Barona. La sentenza, emessa con rito abbreviato e a carico di una decina di imputati, è stata pronunciata dalla gup di Milano Alessandra Di Fazio, a seguito delle indagini dei pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco.
La giudice ha riconosciuto l’esistenza non di un’unica, ma di due associazioni finalizzate al traffico di droga, una guidata da Luca Calajò e l’altra dallo zio Nazzareno, coinvolgendo anche il figlio. Gruppi che, tra l’altro, erano in contrasto. Alcuni imputati sono stati condannati a pesanti pene detentive, mentre altri sono stati assolti. L’avvocato di Nazzareno Calajò ha annunciato ricorso in appello.
Le intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta hanno rivelato anche presunti propositi di uccidere ultras delle curve di San Siro, come Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà interista. Nessun legame è stato però riscontrato tra questa inchiesta sul narcotraffico e quella sull’omicidio di Boiocchi. La sentenza ha coinvolto diversi imputati, tra cui Matteo Cuccurullo, Elsaid Mohamed Abdelkader, Ettore Rippa, Silvano Osmano, Giovanni Posa e Vincenzo Oliviero.
In conclusione, le indagini hanno portato alla luce una complessa rete criminale che operava nel traffico di droga nella zona di Milano e hinterland, portando alla condanna di diversi membri coinvolti.