La vicenda di Liliana Barone, la donna di 45 anni ancora in carcere con l’accusa di omicidio volontario in relazione alla morte dello zio 89enne Carlo Gatti, continua a tenere banco. Dopo l’autopsia che aveva escluso la morte violenta, la difesa aveva chiesto la scarcerazione dell’indagata, ma il Riesame ha respinto la richiesta, sostenendo che la donna potrebbe commettere ancora reati simili.
L’avvocata difensore, Laura Sforzini, non esclude la possibilità di ricorrere in Cassazione dopo la decisione del Riesame. Nel frattempo, la casa di Ruino dove il pensionato è stato trovato morto resta sotto sequestro.
L’autopsia ha chiarito che la morte del pensionato è stata causata da un colpo di bassa intensità, amplificato dalle gravi patologie e dalle medicine che assumeva. Non sono state riscontrate fratture o segni di violenza sul corpo.
Nonostante l’esclusione della morte violenta, la situazione di Liliana Barone rimane complicata e la sua richiesta di arresti domiciliari è stata respinta. La pm Valentina Terrile ha fissato un interrogatorio per chiarire la dinamica dei fatti, ma l’indagata ha scelto di non rispondere.
La vicenda dei Colli Verdi continua a tenere alta l’attenzione e la situazione di Liliana Barone resta incerta, con la possibilità di un ricorso in Cassazione che potrebbe portare a nuovi sviluppi nel caso.