Oggi si è svolta la seconda udienza del processo per stalking che vede imputato Marco Manfrinati, ex marito di Lavinia Limido. Durante l’udienza, Lavinia ha raccontato anni di minacce e comportamenti molesti da parte dell’imputato, gettando nuova luce sulle dinamiche della loro relazione che l’hanno portata a fuggire di casa con il figlio per rifugiarsi presso la famiglia d’origine.

Secondo la testimonianza di Lavinia, Manfrinati era accecato da gelosia e invidia, spingendo così Lavinia a lasciare la casa coniugale di Busto Arsizio per trovare rifugio dai suoi familiari a Varese. La madre di Lavinia, Marta Criscuolo, aveva già testimoniato nella prima udienza descrivendo minacce, danneggiamenti e atti di persecuzione, dichiarando che la fuga della figlia aveva salvato la vita al nipote.

Durante l’udienza è emerso un dettaglio inquietante: una cartolina inviata da Manfrinati dal carcere di Busto Arsizio alla famiglia Limido-Criscuolo. La cartolina, spedita il 10 settembre, riportava il messaggio: «Sentitissime condoglianze per la dipartita di quel brav’uomo… Ora sarà certamente tra gli angioletti», riferendosi chiaramente a Fabio Limido, padre di Lavinia, ucciso durante l’aggressione avvenuta a Varese lo scorso maggio.

Il processo per stalking è separato dalle indagini sull’aggressione del 6 maggio, in cui Manfrinati ha sfregiato Lavinia e ucciso suo padre. L’aggressione è avvenuta fuori dal posto di lavoro di Lavinia, quando suo padre è intervenuto per proteggerla, venendo colpito a morte con ventuno coltellate. Manfrinati è attualmente in carcere, accusato di omicidio volontario aggravato e tentato omicidio premeditato.

Durante l’udienza, la difesa di Manfrinati ha concentrato le domande su tre temi principali: le circostanze che hanno impedito all’imputato di trascorrere il Natale con il figlio, la costituzione del Fondo Patrimoniale tra Manfrinati e Lavinia, e la cessione delle quote da parte di Lavinia. La difesa ha chiesto dettagli precisi su eventi accaduti in date specifiche, mettendo sotto pressione la testimone.

Nonostante le ripetute denunce presentate dalla famiglia Limido-Criscuolo, prima dell’omicidio l’unica misura cautelare adottata era stata il divieto di avvicinamento, misura che si è rivelata insufficiente. La prossima udienza del processo per stalking è fissata per il 13 novembre, con nuove testimonianze attese che potrebbero ulteriormente chiarire le dinamiche delle accuse.

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