Un giorno come tanti, un uomo sconosciuto con accento del Sud si presenta alla piccola filiale di un paese. “Devo aprire un conto”, dice con voce tranquilla. Le cassiere, ignare del pericolo imminente, lo guardano distrattamente. Ma in pochi minuti, la situazione cambia radicalmente.

Quel giorno, il 19 gennaio scorso, la filiale del Crédit Agricole a Cocquio Trevisago è stata rapinata da una banda di quattro uomini. Il bottino ammontava a oltre 100 mila euro. Le dipendenti presenti raccontano di come siano state minacciate, legate e costrette a entrare nel caveau insieme ai rapinatori.

Durante il processo che si è aperto giovedì a Varese, una dipendente ha ricordato quei momenti di terrore vissuti in banca. Mentre un rapinatore teneva in scacco la cassiera nel caveau, un altro si occupava di tenere sotto controllo i presenti, incluso un cliente ignaro che è stato fermato con delle fascette nere.

Grazie all’attività investigativa dei carabinieri di Besozzo, è stato possibile risalire all’autista dell’auto utilizzata nella rapina. L’uomo, di origini campane, è stato fermato insieme ad altri complici che facevano parte della banda. Le indagini hanno portato all’arresto di tutti i membri della banda, alcuni dei quali sono stati trovati con parte del bottino nascosto in casa.

Non sembra che i rapinatori facessero parte di organizzazioni criminali locali, ma sembrano essere dei “cani sciolti” che operano in trasferta. Ora la giustizia farà il suo corso e si spera che possa fare luce su questa vicenda di criminalità.

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