Le difficoltà dell’ospedale di Gallarate stanno preoccupando molti, tra cui i lavoratori dell’aeroporto di Malpensa. Secondo il sindacato Usb Varese, l’ospedale è il “punto di riferimento di primo soccorso” per i dipendenti dell’aeroporto e per i passeggeri. Per questo motivo, gli oltre duemila manifestanti che hanno partecipato alla protesta di giovedì scorso si sono uniti alla richiesta di mantenere la struttura ospedaliera aperta e funzionante.

Il sindacato Usb Varese ha ribadito la necessità di mantenere l’ospedale aperto anche per l’accoglienza dei lavoratori dell’aeroporto in caso di infortunio, poiché gli incidenti sul lavoro sono frequenti e di origine principalmente traumatica. Inoltre, spesso non è possibile raggiungere altri presidi ospedalieri a causa della distanza.

Usb ha fatto una serie di richieste precise, tra cui l’assunzione stabile di personale nella sanità pubblica e il ripristino dei posti letto tagliati per la spending review. Inoltre, si chiede la riapertura e il potenziamento dei servizi territoriali e la cessazione immediata dell’affidamento della salute pubblica ai privati.

Il sindacato ha inoltre criticato il progetto di un unico ospedale tra Gallarate e Busto, poiché si inquadra nel piano di smantellamento della sanità pubblica di prossimità. Infatti, il Sant’Antonio Abate non può funzionare se vengono chiusi i reparti di Radiologia e di Cardiologia e se il Pronto Soccorso è privo di risorse strumentali e professionali. Inoltre, affidare a una cooperativa la chiamata del cardiologo è uno schiaffo nei confronti dei cittadini che hanno bisogno di un intervento immediato e continuativo.

Infine, Usb ha denunciato l’affidamento dei malati cronici ai servizi privati, considerandolo un’ennesima speculazione sulla pelle di chi è in condizioni di maggiori fragilità e rischio. La protesta continuerà il 15 giugno con un nuovo presidio davanti al Sant’Antonio Abate.

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