La decisione sul destino di Giovanni Gambino, presunto mandante e istigatore dell’omicidio del pusher delle case popolari di San Rocco, è ora nelle mani della Corte di Cassazione. Dopo essere stato condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte di Assise di Monza e successivamente scagionato dalla Corte di Appello di Milano, Gambino si trova ora al centro di un nuovo processo di appello.

La Procura generale ha chiesto un processo di appello bis, mentre la difesa ha confermato la sentenza di assoluzione. La vicenda si è complicata ulteriormente dopo che i due baby killer, condannati a 12 anni e 10 mesi di reclusione, hanno testimoniato in aula contro Gambino, negando il suo coinvolgimento nell’omicidio.

Nonostante le numerose voci circolate nel quartiere che indicavano Gambino come mandante dell’omicidio, in aula queste voci sono state smentite dai testimoni chiamati a deporre. Il difensore di Gambino ha parlato di “chiacchiericcio” e di un “buco” nelle indagini, sottolineando che i presunti contanti rubati non sono mai stati trovati.

Ora spetta alla Corte di Cassazione decidere se confermare la sentenza di assoluzione o ordinare un nuovo processo di appello. La Procura generale ha presentato un ricorso per ribaltare l’ultima sentenza, mentre la difesa ha chiesto che la sentenza di assoluzione diventi definitiva.

La decisione finale è attesa per oggi, quando i giudici di terzo grado a Roma si pronunceranno sul ricorso presentato. In attesa di una decisione, Giovanni Gambino potrebbe richiedere un risarcimento per l’ingiusta detenzione subita.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui