Il marocchino Sadik Ilhami, condannato per l’omicidio di Omar Annaoui, ha visto ridotta la sua pena in Appello da 28 anni a 23 anni e tre mesi di reclusione. Il corpo della vittima è stato trovato sepolto in un campo di granoturco a Desio, vicino alla vecchia casa mandamentale, e le indagini hanno portato alla luce dettagli agghiaccianti sul suo assassinio.

La Corte d’Assise di Monza aveva già evidenziato la possibilità di un concorso in omicidio, sottolineando che Ilhami non avrebbe potuto agire da solo. Il testimone chiave della vicenda, S.S., ha raccontato dettagli che hanno portato a ipotizzare la partecipazione di altre persone all’omicidio. La difesa, rappresentata dall’avvocato Andrea Scaccabarozzi, ha sostenuto l’estraneità dell’imputato, ma la sentenza finale ha confermato la sua colpevolezza per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Ilhami avrebbe picchiato e strangolato Annaoui dopo una lite scaturita da una richiesta di pagamento per la cocaina consumata insieme. Dopo aver tentato invano di prelevare denaro dal conto della vittima, Ilhami l’avrebbe seppellito nel campo di granturco con l’aiuto di un carrello rubato da un supermercato.

Le prove raccolte dagli investigatori, tra cui tracce di DNA sul luogo del delitto e nella vecchia casa mandamentale abbandonata, hanno contribuito a incastrare Ilhami per il terribile omicidio di Omar Annaoui. La riduzione della pena in Appello potrà portare un po’ di sollievo alla famiglia della vittima, ma non cancellerà mai il dolore per la perdita di un essere caro in modo così violento e crudele.

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