Una notevole fronda vegetale ramificata, rinvenuta da Elio Della Ferrera mesi fa, risulta ora ricoperta da una frana recente ma potrebbe essere recuperata in quanto è stata registrata la sua posizione GPS. Foto di Elio Della Ferrera, © Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese.

Le montagne delle Alpi sono famose per la loro bellezza e maestosità, ma pochi sanno che custodiscono anche un tesoro prezioso e antico: le tracce di vita risalenti a milioni di anni fa. È quanto emerso di recente grazie alla scoperta di Claudia Steffensen, un’escursionista che ha avvistato le prime tracce a 1.700 metri di quota nella Val d’Ambria, nel Comune di Piateda, in provincia di Sondrio.

Da quel momento, una catena di passaparola ha portato alla scoperta di un vero e proprio giacimento di fossili, risalenti a 280 milioni di anni fa. Grazie al lavoro di un team di ricercatori, sono emerse orme di anfibi e rettili, invertebrati e dettagli incredibili come impronte di pelle, polpastrelli e dita sottilissime, frammenti di semi, increspature di onde, scie di lunghe code, piante e gocce di pioggia fossilizzate.

Questo ecosistema preistorico, conservato su lastre di arenaria finissima, è un patrimonio di inestimabile valore che si estende su un’area montuosa enorme a quasi tremila metri di altitudine. Il Parco delle Orobie Valtellinesi ha già avviato le operazioni necessarie per recuperare e conservare i reperti, con l’obiettivo di valorizzare il sito e renderlo accessibile al pubblico.

Grazie al supporto della Regione e di enti privati, si spera di preservare questo tesoro per le generazioni future e di far conoscere al mondo intero la straordinaria storia che si nasconde tra le montagne delle Alpi.

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