La città di Monza deve pagare alla Sangalli una cifra di tre milioni e 350mila euro a causa di una causa civile intentata dall’impresa che si occupa dei servizi di igiene urbana nel 2017. Il Tribunale di Monza aveva concluso che l’ingente somma non era dovuta al Comune, ma ha omesso di pronunciarsi sulla domanda di condanna alla restituzione della somma all’azienda monzese. Il Comune di Monza ha presentato anche un proprio motivo incidentale richiedendo nuovamente gli oltre 3 milioni di euro, ma è stato condannato a restituirli con gli interessi e a pagare la metà delle spese di giudizio sostenute dalla Sangalli, comprese quelle del primo grado. La Corte di Appello ha accertato che la cifra a sei zeri era già stata trattenuta dal Comune con trattenute mensili da quasi 124mila euro ciascuna, da gennaio 2015 a marzo 2017, per “prestazioni irregolarmente fornite per minori costi per personale, mezzi, servizi e forniture”. Ma tra Comune e Sangalli, ricostruiscono i giudici, nel gennaio 2015 era intervenuto un accordo transattivo, anche a seguito dello scandalo dell’inchiesta penale per mazzette che aveva coinvolto l’impresa. L’Amministrazione comunale ha sostenuto che la somma era dovuta per periodi successivi a quelli della transazione, ma la Corte di Appello ha sostenuto che non aveva alcuna validità.