Il 28 marzo prossimo avrebbe compiuto 102 anni, ma purtroppo Rocco Ramus è stato stroncato da un improvviso malore nella tarda serata di martedì 3 dicembre. L’ex partigiano, noto come l’ultimo “ribelle per amore”, era nato a Mù e dopo la scomparsa della moglie Celestina, con cui era stato per molti anni, si era trasferito a Brescia per vivere con la figlia Stefania.

La vita di Ramus è stata lunga e piena di avventure, soprattutto durante la gioventù. Durante la Seconda guerra mondiale, all’età di 19 anni, fu arruolato tra gli alpini. Tuttavia, prima di partire per la campagna di Russia, fu fortunatamente destinato a presidiare il confine con la Francia, nella zona dell’alta Savoia.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, come molti altri militari italiani, fu fatto prigioniero dai nazisti e caricato su un treno diretto a una fabbrica tedesca per il lavoro coatto. Riuscì a fuggire al Brennero, scappando dal treno fermo in stazione per il rifornimento di combustibile, e in una settimana di cammino tornò a Edolo attraversando le montagne dell’Alto Adige e del Trentino.

Una volta tornato a casa, fu nuovamente imprigionato, questa volta dalle truppe fasciste. Riuscì a sfuggire ai suoi aguzzini saltando da una finestra del secondo piano della caserma in cui era detenuto e si unì al primo reparto di Fiamme Verdi che si stava formando in Val Brandet di Corteno Golgi.

Dopo la guerra, Ramus lavorò come carpentiere e muratore, per poi diventare guardiano delle dighe della Val d’Avio nei primi anni Cinquanta. L’ultimo addio al partigiano avverrà oggi, 5 dicembre, a Edolo, nella pieve di Santa Maria Nascente. Numerosi sono stati gli attestati di cordoglio e vicinanza da parte delle associazioni d’arma e delle Fiamme Verdi di Brescia e della sezione Alta Vallecamonica.

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