Maty, una giovane donna di 26 anni, ha finalmente deciso di rompere il silenzio e denunciare il razzismo quotidiano che ha subito sul posto di lavoro. Per anni ha dovuto sopportare frasi offensive e degradanti da parte dei suoi superiori e colleghi, senza mai reagire per paura di perdere il lavoro e per il bisogno di mantenere da sola il suo bambino.

Le sue esperienze lavorative in diversi settori le hanno mostrato quanto diffuso sia il razzismo e il sessismo nell’ambiente lavorativo. Dal bancone di un ristorante alla cucina di un altro locale, Maty ha dovuto affrontare commenti razzisti e sessisti che le venivano rivolti quasi come se fossero scherzi, ma che in realtà la facevano sentire degradata e offesa.

Solo quando si è rivolta alla Cgil di Bergamo per una questione retributiva ha trovato il coraggio di raccontare la sua esperienza al sindacalista dell’Ufficio Vertenze. La segretaria provinciale della Cgil, Annalisa Colombo, ha sottolineato l’importanza di fornire più tutele e sostegno alle vittime di discriminazioni sul lavoro, affinché casi come quello di Maty non si ripetano.

La Cgil di Bergamo è da tempo impegnata nella lotta alle discriminazioni e nella promozione della parità di trattamento, e si è iscritta al Registro delle Associazioni e degli Enti che svolgono attività nel campo dell’antidiscriminazione. È importante che le vittime di razzismo e sessismo sul posto di lavoro abbiano il supporto necessario per poter denunciare e contrastare comportamenti discriminatori, affinché tutti possano lavorare in un ambiente rispettoso e inclusivo.

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