Le confessioni non sono la prova regina in un processo e in molti casi possono essere false, come dimostrato da recenti studi scientifici. Questo è il caso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva per la strage di Erba. La loro difesa si è rivolta a 12 professori universitari, esperti di rilievo a livello internazionale nei settori della psicologia, psichiatria e neurologia, che hanno concluso che le confessioni della coppia sono false, infarcite di errori e discrepanze. Il sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser ha avanzato richiesta di revisione, ora al vaglio dei vertici della procura meneghina.
Secondo gli esperti, la progettazione della strage e dell’alibi è incompatibile con l’assetto psichico dei due condannati, connotato da importanti vulnerabilità. Tuttavia, entrambi confessano di essere gli autori della strage il 10 gennaio 2007 agli inquirenti, lo confermano due giorni dopo al giudice, e lei lo ripete una terza volta il 6 giugno 2007. Ma analizzando il contenuto delle confessioni della coppia emerge che sono piene di errori e molte informazioni sulla scena del crimine vengono sbagliate. Inoltre, ci sono molte discrepanze non solo tra le versioni date separatamente, ma anche tra le versioni offerte dalla stessa persona in momenti diversi. Le confessioni non sono dettagliate, non sono sovrapponibili, non sono combacianti, non sono coerenti e non sono costanti e dunque abbiano tutte le caratteristiche delle false confessioni.
La narrazione sulla dinamica dell’omicidio della vicina di casa Valeria Cherubini è incontrovertibilmente falsa. Dalla versione fornita dai coniugi, sarebbe stata aggredita solo sul pianerottolo, non nella mansarda dove troverà la morte. Ma gli esperti hanno dimostrato che la Cherubini aveva ricevuto una coltellata che aveva provocato una lesione allo psoas, un muscolo che se leso impedisce a una persona la salita delle scale. La Cherubini aveva riportato inoltre lesioni craniche tali da provocare una grave lesione encefalica. Questi due elementi sotto il profilo neurologico rendono impossibile la salita di due rampe di scale. Allo stesso modo era impossibile che fosse in grado di gridare ‘aiuto, aiuto’ dopo aver ricevuto le ferite al capo e la profonda ferita alla gola che la trapassò fino a recidere la lingua. Fatti che smentirebbero le rivelazioni dimostrando che i condannati raccontano qualcosa che non avrebbero vissuto.
Infine, le confessioni “non contengono nessuna informazione che non fosse già nota agli inquirenti. Tutte le informazioni fornite dai due coniugi erano di pubblico dominio o presentate dagli interroganti mediante domande che contenevano l’informazione rilevante che doveva semplicemente essere confermata o meno”. Si tratta di confessioni “incentivate dall’esterno”: dalle intercettazioni ambientali prima di confessare, negano di essere gli autori e si interrogano più volte su chi possa essere l’autore della strage. “Mai, in queste intercettazioni ambientali, è emersa una seppur minima indicazione di colpevolezza: al contrario, vi sono molteplici passaggi nella libera conversazione che chiaramente indicano la loro estraneità all’eccidio”.
In conclusione, gli elementi rendono “sotto il profilo tecnico scientifico impossibile la valutazione delle confessioni come genuine, visto che risultano accertate deficienze cognitive e psicopatologiche atte a menomare la sfera psichica e quindi a ridurre la capacità di critica e di resistenza a influenzamenti esterni”. La difesa della coppia ha ragione a chiedere una revisione del processo, in quanto le confessioni non possono essere considerate come prova regina.