Il recente ritrovamento di un cranio umano arcaico nelle acque del fiume Po, al confine tra Cremonese e Piacentino, ha riportato l’attenzione sulla specie Homo sapiens. Il cranio, scoperto dal professor Davide Persico dell’Università di Parma e sindaco di San Daniele Po, appartiene probabilmente a un Homo sapiens risalente al Paleolitico. Nello specifico, sono state ritrovate due ossa parietali e l’osso occipitale.
Homo sapiens è la definizione scientifica dell’essere umano moderno. La sua comparsa risale a circa 300.000 anni fa, durante il periodo interglaciale medio, con la diversificazione della specie che si è verificata in Africa orientale. Secondo le teorie prevalenti, intorno a 65-75.000 anni fa, una parte della specie Homo sapiens ha intrapreso un percorso migratorio che l’ha portata a colonizzare l’intero pianeta. Questo evento è coinciso con una forte riduzione della popolazione globale. Il percorso migratorio ha attraversato un corridoio mediorientale e ha reso la specie invasiva e ubiquitaria.
La datazione precisa dei primi esemplari di Homo sapiens, tradizionalmente fissata a circa 130.000 anni fa, è stata spostata indietro nel tempo grazie a nuovi ritrovamenti nei tufi vulcanici della valle del fiume Omo in Etiopia. Attraverso l’analisi degli isotopi dell’argon, alcuni reperti anatomicamente simili all’uomo moderno sono stati datati a 195.000 anni fa, con un margine di errore di circa 5.000 anni.
Ulteriori scoperte risalenti al 2017, effettuate nel sito archeologico di Jebel Irhoud, in Marocco, potrebbero spostare ancora più indietro l’origine dell’Homo sapiens, fino a circa 300.000 anni fa. Questi nuovi dati confermano l’importanza di continuare a studiare e approfondire la nostra comprensione della nostra storia evolutiva come specie.